Camicia bianca coi volant, i lunghi capelli raccolti nell’alto chignon e l’emozione che evidentemente non ha età. Mezz’ora prima della discussione della tesi non riesce a nasconderla, Adele Senis, che a 84 anni ha replicato il successo del 2016 e messo in tasca un nuovo centodieci su centodieci e lode. E mezz’ora dopo eccola, la votazione massima: nuovo traguardo di questa donna dal sorriso raggiante e un’invalidità totale. Arriva col deambulatore e il figlio Paolo. Lui la guarda orgoglioso, lei ricambia e continua a sorridere: «Il cervello mi sembra che funzioni ancora, e il corpo che fa i capricci. Ho le ossa a pezzi», racconta la due volte dottoressa, che strappa i complimenti di tutti, dei docenti della commissione e anche dei compagni di corso, decisamente più giovani.
Platone e Sergio
È la prima candidata della mattina, divisa in due blocchi, con sei laureandi in tutto. “Giustizia e città ideale. Struttura, temi e problemi della Repubblica di Platone”: si legge sulla copertina di pelle colore amaranto. Ed è un fiume in piena quando inizia a parlare di quella città ideale che si chiama utopia e certamente non è Cagliari («Bellissima, ma troppo insicura. In certe zone non si può più andare da sole»). E poi dice che Platone è il suo grande amore, poi ci ripensa: «Anzi, in realtà il mio vero amore è il maestro, Socrate».
Anche se in realtà è Sergio a farle battere il cuore da 53 anni. Le sue parole non lasciano dubbi. «Guardi, è sicuramente più difficile far durare un matrimonio per sempre, che prendere la laurea. Il segreto è crederci e sposarsi con convinzione, come abbiamo fatto noi». Avrebbe sicuramente sorriso, ieri mattina, e le avrebbe portato un gigantesco mazzo di fiori come nove anni fa, in occasione delle prima laurea, in Lettere moderne, indirizzo storico. Per la nuova, in Filosofia antica, non gliel’ha permesso la salute.
Gli ostacoli
Originaria di Senorbì, si è trasferita a Cagliari dopo il matrimonio e ha lavorato alla Telecom sino all’età della pensione. In quella dopo ha messo in pratica il suo credo: «Se vuoi riesci in tutto, non bisogna mai accantonare i propri sogni e desideri». Così non si è fermata mai del tutto: non l’ha fatto quando le sue ossa hanno iniziato a scricchiolare, e neanche quando il marito ha avuto gravi problemi di salute, che hanno compromesso le facoltà intellettive e gli hanno rubato la vista. «È stata dura, ho messo un po’ da parte gli studi per dedicarmi giustamente a lui. Ma non volevo morire lasciando qualcosa di incompiuto». La seconda laurea, per l’appunto. Frutto di studio e di tanta, tantissima determinazione racchiusa in un corpo minuto che nasconde una vitalità da ragazzina e la mente che corre veloce come non possono più fare le sue gambe.
Dediche e passioni
C’è la dedica al marito Sergio, al figlio Paolo e al suo compagno Cristian, nella prima delle cinquanta pagine che parlano di Platone e raccontano di lei. Che gesticola mentre espone, ed è talmente convinta e sicura del suo che è davvero un piacere ascoltarla. I docenti annuiscono compiaciuti, anche quando il tempo finisce ma lei vorrebbe parlare ancora. «E del tiranno non volete sentire niente?». Risponde la presidente di commissione: «Ne abbiamo già tanti tiranni, credo siano tutti soddisfatti di ciò che ci ha detto». Lo sono a tal punto da complimentarsi anche prima della proclamazione per «l’esposizione brillante e appassionata». La conferma è quel 110 su 110 e lode che la fa commuovere e strappa l’applauso di tutti i presenti. E come per ogni neolaureato, dalla busta salta fuori la corona d’alloro. Con il nastro rosso, come il cappotto dai profili di velluto nero che indossa per la foto. Che certamente troverà spazio accanto a quella della prima laurea, quando la vita era meno pesante ma che nonostante tutto non è riuscita a fermarla.
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