La storia

Seadas a Tokyo: Natale sardo dall’altra parte del mondo 

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Il Natale lo trascorrerà in casa a Tokyo insieme agli amici con un menù rigorosamente sardo: ravioli di ricotta, pecora e l'immancabile seada. D’altronde è soprattutto sotto le feste che si fa sentire la nostalgia della Sardegna, a maggior ragione se si parla di cibo.

Lo sa bene Giovanni Piliarvu, presidente dell’associazione “Isola Sardegna-Giappone” e che vive nella capitale nipponica da oltre vent’anni. Classe 1978 e nato a Sassari, si è trasferito in Giappone nel 2004 per inseguire il sogno della fotografia, senza dimenticare le sue origini.

In viaggio

«Mi sento più a casa in Sardegna, ovviamente», conferma, anche se per queste vacanze natalizie non tornerà nella sua Isola per festeggiare insieme alla sua famiglia. «Ci sono stato un mese fa per lavoro e non mi sembrava il caso di fare un altro viaggio così importante a così breve distanza. Verrò sicuramente più avanti».

Nella scelta incidono i costi del viaggio intercontinentale che può durare anche più di ventiquattr’ore, scalo compreso, e che rende tutt’altro che semplice volare da un’isola all’altra, da quella di Honshū, dove si trova Tokyo, alla Sardegna.

«Tanti sardi che vivono qui, però, sono riusciti a partire», spiega Piliarvu, «in Giappone non si festeggia il Natale, domani qui sarà un giorno come un altro. Le vacanze solitamente si fanno per il Capodanno, quasi tutti chiudono dal 27 dicembre al 4 gennaio, per questo in molti ne approfittano per rientrare dalle loro famiglie. È più facile, perché in estate non è una loro abitudine andare in ferie come accade in Italia».

Il pranzo

«Io non lavorerò solo per caso», prosegue, «ma tutti gli altri sì. Domani ne approfitterò per fare un pranzo a casa insieme agli amici». E il menù non poteva che essere sardo: «Farò i ravioli con ricotta, anche se purtroppo la materia prima non è la stessa che si trova in Italia. Prenderò anche una pecora, le portano dall’Australia». Non ci sarà, invece, la possibilità di cucinare il tradizionale maialetto: «Così piccoli qui non li trattano, sono impossibili da trovare». Mentre come dolce non possono mancare le seadas.

Negli ultimi due anni era riuscito a tornare in Sardegna per trascorrere il Natale. Ma nel corso della sua lunga permanenza sono state tante le volte che Giovanni Piliarvu ha dovuto trascorrere il 25 dicembre dall’altra parte del mondo: «In passato abbiamo festeggiato spesso la Vigilia con una cena la sera del 24, anche insieme ad alcuni canadesi che si sono trasferiti qui».

L’associazione

Oltre a lavorare come fotografo professionista, parlare tre lingue (italiano, inglese e giapponese) e insegnare fotografia, Giovanni Piliarvu è anche presidente dell’associazione “Isola Sardegna-Giappone”, nata nel 2012 a Tokyo su iniziativa di un gruppo di emigrati con l’obiettivo di promuovere la cultura e le tradizioni dell’Isola.

Dal 2017 è anche riconosciuta ufficialmente dalla Regione ed è molto attiva attraverso eventi culturali, mostre e degustazioni.

«Il popolo giapponese non è per cultura un popolo inclusivo, ma sono tanti quelli innamorati dell’Italia e in particolare della Sardegna», racconta.

La curiosità è che la sede dell’associazione è anche un ristorante, gestito da una coppia giapponese e che propone piatti tipici sardi: «Fanno la pasta fatta a mano, i ravioli, i culurgiones e perfino le seadas. Hanno imparato viaggiando in Sardegna da oltre tredici anni e il loro menù è particolarmente apprezzato sia da noi sardi emigrati sia dai giapponesi».

Il locale, inoltre, è abbellito con maschere tipiche e altri oggetti di artigianato dell’Isola. «Sembra di stare a casa», conclude Giovanni Piliarvu, «in questo modo la Sardegna ci manca un po’ meno».

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