Carbonia.

Scontro politico dopo l’incendio  

Il sindaco: «Pericoloso dare la colpa a una parte della popolazione» 

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L’incendio di sabato scorso divampa ancora ma sul fronte delle polemiche. E a venire tirata in ballo non sono solo le mani criminali che l’hanno appiccato (ma nella zona coinvolta in realtà non si tratta di una novità), ma anche l’amministrazione comunale (meglio: le amministrazioni comunali che hanno governato la città) per le condizioni di abbandono totale di alcune aree che hanno contribuito ad alimentare la potenza distruttiva e la pericolosità delle fiamme.

Le polemiche

Dopo il rogo che sabato pomeriggio ha devastato una fascia di quasi un chilometro dal tratto finale di via Dalmazia sino alla strada provinciale 2 (è stato bloccato da un esercito di operatori prima che aggredisse il bosco davanti al caseificio di Sirai e si dirigesse poi verso Tanas e Barbusi) monta la polemica da parte dell’opposizione consiliare: la minoranza va all’attacco lamentando il fatto che se ci fosse stata più cura e prevenzione, le fiamme non avrebbe creato tutti i danni invece registrati: coltivazioni, macchinari, impianti distrutti, il campo rom di Sirai evacuato, il terrore dei residenti di Campo Frassolis per il fuoco in pratica a pochi metri da casa e il pericolo gigantesco che il rogo potesse minacciare i depositi di carburante e gas dell’area di servizio Eni.

La discarica

L’incendio ha aggredito una vasta discarica abusiva (c’è di tutto) per la bonifica della quale anni fa il Comune aveva stimato la necessità di centinaia di migliaia di euro. «Incuria, inciviltà e degrado ambientale sono di solito concause ma in questo caso sono state cause determinanti di questo disastro – accusa in una interrogazione la consigliere di Fratelli d’Italia Daniela Garau – alla pari della totale assenza di intervento delle autorità preposte: è l’ennesimo incendio che interessa grosso modo quella zona e mai nulla è stato fatto per porvi rimedio». La minoranza chiede un’ispezione urgente e la costruzione di nuovo e ulteriori fasce tagliafuoco almeno nelle zone periodicamente colpite dalle fiamme. Monica Atzori, responsabile in Consiglio del Gruppo misto, non ha dubbi: «Prevenzione e controllo: se non ci si mette in testa che occorre investire in queste attività, ci saranno altri episodi simili». Daniele Mele, Gruppo misto, auspica invece che le autorità comunali preposte »non si affidino al fatalismo e alle generiche accuse contro le mani criminali: quella zona, e non l’unica, da decenni è colpita da incendi e di bonifiche, oltre a ipotesi, non se ne sono viste».

Il sindaco

Sulla vicenda è intervenuto anche in sindaco Pietro Morittu, che ha pubblicato un post sui social: «Dolore profondo, atto vile e criminale privo di giustificazione ma dare una colpa a una parte della popolazione è pericoloso perché difendere Carbonia significa avere cura del territorio e della coesione sociale».

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