Regione

Satta si dimette: primo scossone per la Giunta Todde 

Il consigliere sassarese lascia l’Agricoltura e il gruppo dei Progressisti. Agus in campo 

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Gian Franco Satta non ha atteso il via libera alla manovra, come aveva chiesto la presidente della Regione Alessandra Todde. Si è dimesso da assessore all’Agricoltura prima, e a sorpresa. «Una decisione maturata con senso di responsabilità perché ritengo che questo comparto meriti di essere rappresentato da una guida che abbia una stabilità politica», ha spiegato ieri, al termine di una conferenza stampa dell’Agenzia Laore sullo stato di attuazione del Piano di sviluppo rurale. E invece, «da settimane il mio ruolo è messo in discussione, e non per i risultati». Messo in discussione dal suo ormai ex partito, i Progressisti, che da più di un mese ne chiede la sostituzione.

L’attesa

Satta ha dichiarato di aver aspettato la sentenza della Consulta sulla decadenza perché «non era mia intenzione indebolire la figura della governatrice», ma anche le elezioni regionali appena celebrate in Puglia e Campania perché «non mi sembrava il caso di aprire una stagione di incertezza politica». Todde, a stretto giro, ha parlato di «un gesto lungamente preparato e concordato», e l’ha ringraziato: «Ora siederà in Consiglio e supporterà la maggioranza, sono convinta del fatto che il suo lavoro non termina nell'assessorato». Dove, come annunciato da tempo, dovrebbe approdare il capogruppo dei Progressisti Francesco Agus. Ieri il presidente del partito Massimo Zedda ha ringraziato Satta «per il lavoro svolto» e ha ricordato che domani «il partito Progressista si riunirà per l’assemblea congressuale con rinnovato slancio ed entusiasmo».

Intanto, ha sottolineato Satta, «mi sento a posto con me stesso, ho lavorato intensamente per un comparto che ha bisogno di stabilità». Adesso cercherà di ottenere da consigliere regionale ciò che non gli è riuscito in venti mesi da assessore. Per esempio? «una riforma dei servizi pubblici in agricoltura».

Verso il Pd

Satta resta consigliere regionale. Oggi lascerà il gruppo dei Progressisti per passare al misto. E per il suo ex partito, ha fatto notare ieri, «si ripeterà quella che ormai è diventata una consuetudine: nel quinquennio dal 2014 al 2019 partirono con sei consiglieri per finire con uno solo; nella passata legislatura iniziammo in sette e finimmo in tre». Per questo, «il problema non sono io». E da oggi il gruppo sarà costituito solo da Francesco Agus e Ivan Pintus. Che non bastano a costituire un gruppo politico all’interno dell’Assemblea. Satta non starà al misto per sempre: «Se ci sono forze politiche organizzate in grado di sostenere una riforma dell’agricoltura, io sarò disposto a fare dei ragionamenti, magari con un partito organizzato alle spalle che consideri l’agricoltura un settore di prim’ordine». Ci sono state già interlocuzioni. Ieri il consigliere sassarese ha ricordato il suo percorso - Federazione democratica, Ds, Pd - e in quella dimensione ha spiegato di voler restare. Si presume, dunque, un suo ritorno a breve nel Pd. Anche se gli elogi pentastellati – «il M5S proseguirà con lui nella realizzazione dell’azione di programma», il commento di Ettore Licheri – lasciano intendere che sarebbe gradito anche in quella squadra.

Le ragioni

Ma dopo sette anni, cosa non ha funzionato con i Progressisti? «Alle regionali ho ottenuto nel mio territorio percentuali superiori a Cagliari. Poi sono stato nominato assessore, e lì si sono aperte altre discussioni. Ho lavorato con loro, ho avuto un capo di gabinetto che fino all’altro giorno era un collaboratore di Agus. Non cerco lo scontro, ma è finita la stagione in cui non si valutano gli assessori sulla base dei risultati».

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