Influenza, il peggio deve ancora arrivare: se il picco è previsto tra Natale e l’inizio dell'anno nuovo, già adesso la Sardegna registra il tasso più alto rispetto a ogni altra regione. Con un improvviso aumento dei contagi che ha fatto passare quasi tutto il Sud da intensità bassa a media o molto alta. Intanto il virus che imperversa in tutta Europa – con il ceppo K dominante – ha già costretto a letto 4 milioni di italiani: destinati a triplicarsi, con la metà circa di soggetti contagiati che secondo le previsioni potrebbero essere i più piccoli; come d'altronde sta già capitando.
La classifica
Il bollettino dell'Istituto superiore di sanità riporta una curva in netta crescita: nella prima settimana di dicembre, in Italia le infezioni respiratorie acute hanno colpito 695mila persone, con un aumento di circa 100mila nuove diagnosi rispetto alla precedente. Con numeri destinati inesorabilmente a crescere. Nello scenario nazionale spicca la Sardegna, che ha registrato un'impennata improvvisa di casi (23,61 ogni mille assistiti) ed è salita in testa per numero di contagi e per intensità. La segue a ruota la Campania, con tasso 21,07, e poi la Sicilia (17,61). Netto aumento anche in Basilicata, passata da 7,8 a 12,9. Sopra la media nazionale anche Lombardia, Emilia Romagna, Valle d'Aosta, Veneto e Marche. Secondo i dati settimanali del sistema di sorveglianza RespiVirNet dell'Iss, tra l'1 e il 7 dicembre sono stati colpiti da infezioni respiratorie 12,4 italiani su mille. Ancora una volta la fascia più interessata è quella dei bambini con età inferiore ai 4 anni: range che ha registrato un'incidenza tripla (38 su 1.000) rispetto alla popolazione generale.
Il virus
Oltre il 40 per cento delle infezioni respiratorie rilevate è attribuibile a virus influenzali. E più della metà dei casi riporta al ceppo K del virus A/H3N2, oggi dominante. Un virus che, secondo l’Istituto superiore di sanità, presenta «un vantaggio evolutivo che ne aumenta la trasmissibilità», rendendolo più contagioso, ma che sulla base dei dati raccolti dall'Organizzazione mondiale della sanità «non mostra per il momento un aumento nella severità delle manifestazioni cliniche». I sintomi sono i soliti: mal di gola, raffreddore, febbre alta, brividi, dolori muscolari e problemi gastrointestinali, con complicazioni quali otiti, bronchiti e polmoniti.
I consigli
La regola principale è la prevenzione, e la ricorda Umberto Nevisco, medico di medicina generale: «Il modo migliore per proteggerci – assicura – resta il vaccino. Chiaramente sarebbe opportuno pensarci già da ottobre, ma per chi ancora non avesse provveduto è bene sapere che non è troppo tardi. Non esiste vaccinazione più diffusa e sperimentata, quindi non hanno senso le remore di alcuni. Eventuali dubbi sull'efficacia dipendono esclusivamente dall'estrema variabilità del virus. La raccomandazione riguarda le fasce più a rischio: gli over 60, e chi, a prescindere dall’età, ha altre patologie, soprattutto cardiache. I virus si attaccano alle vie respiratorie per poi diffondersi. Nelle forme più gravi arrivano a colpire il rivestimento del cuore. Quindi per anziani e cardiopatici serve maggiore attenzione, ma in generale consiglierei il vaccino anche a chi per lavoro si sposta molto o a chi ha un viaggio in programma».
Altri suggerimenti? «Se possibile – avvisa Nevisco – evitate i luoghi chiusi e affollati. E ricordarsi, specie quando si parla, di respirare con il naso e non con la bocca, altrimenti questa si asciuga e diventa più vulnerabile ai batteri».
Per quanto riguarda l’assunzione di farmaci, aggiunge il medico, «vale una regola semplicissima: prendiamoli solo se strettamente necesario. Può aiutare il paracetamolo, ma solo con una temperatura superiore ai 38,5°. Per i dolori muscolari può aiutare un antinfiammatorio, mentre un antibiotico non avrebbe alcuna utilità perché non agisce contro i virus ma solo sui batteri».
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