Stampace.

«San Pietro dei Pescatori, salvate la chiesa» 

L’edificio medievale in viale Trieste è abbandonato e a rischio allagamenti 

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Un gioiello dimenticato nel cuore di Stampace. La chiesetta medievale di San Pietro dei Pescatori, in viale Trieste 112, una delle più antiche della città, è chiusa al culto da oltre cinque anni. Necessita, infatti, di un intervento di manutenzione straordinaria perché ogni volta che piove si allaga. Una pompa idraulica è in funzione 24 ore su 24, eppure non basta. Urge un intervento risolutivo, identificato nella realizzazione di un sistema di saracinesche. Ma mancano i fondi.

Corsa contro il tempo

Una prima tranche di lavori di restauro è stata eseguita tra il 2021 e il 2023 grazie ad un finanziamento regionale di 134mila euro, tuttavia per completare l’opera ne servirebbero altri 450mila. Da qui l’appello accorato a stanziare le risorse mancanti rivolto alla Regione dalla Cooperativa dei Pescatori (ex Gremio) che ha salvaguardato l’edificio religioso nei secoli e sogna di vederlo quanto prima riaperto. «Siamo fiduciosi che anche l’attuale amministrazione regionale possa aiutarci, come ha fatto la precedente, che ringraziamo», auspica Massimo Puzzoni, 68 anni, presidente della storica Cooperativa che attualmente vanta una trentina di soci, «questa chiesetta, infatti, è molto speciale sia per noi che per tutta Stampace».

L’intervento

I lavori fin qui eseguiti, sotto la supervisione della Soprintendenza e su progetto dell’architetto Marco Concas, hanno interessato la sacrestia, dove è stato sollevato il pavimento, il solaio e il tetto, che sono stati completamente rifatti. «È stata messa in sicurezza anche la volta», sottolinea Puzzoni, «e sono state rifatte le scale interne che portano ai piani superiori». Permane il problema degli allagamenti e siamo in attesa che la Regione possa stanziare i fondi necessari». L’obiettivo è riaprire la chiesa al culto. «Tutto il quartiere lo desidera perché la gente di Stampace è affezionata a questo tempio. Durante la guerra la messa si celebrava qui perché la chiesa di Nostra Signora del Carmine era stata bombardata. E proprio qui nel ’43 si raccoglievano le offerte degli stampacini per la ricostruzione». All’esterno è ancora visibile una targa in marmo che lo ricorda.

La speranza

«La chiesa è nostra ma nello stesso tempo di tutti», sottolinea Giovanni Troja, vicepresidente della Cooperativa, «ci piacerebbe che, una volta ultimati i lavori, venisse inserita nel circuito di Monumenti aperti, in modo da poter essere riscoperta e ammirata da tante persone». L’ultima volta che vi si celebrò messa risale al 29 giugno 2020, in occasione delle annuali celebrazioni in onore di San Pietro. «Ma già all’epoca c’erano problemi e infatti la funzione si tenne all’esterno».

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