San Benedetto, via Cocco Ortu: una cornacchia fruga fra alcuni sacchi di indifferenziata abbandonati attorno a un cestino in ghisa. A San Michele, in via Premuda, accanto ai mastelli che non vengono mai ritirati dai proprietari, due gabbiani si avventano sui rifiuti abbandonati. Anche a Monte Urpinu, dietro il Palazzo di Giustizia, ci sono i rifiuti delle feste di Natale accavallati sui mastelli gialli e blu. Stessa scena in via Barracca Manna: qui, però, il “catalizzatore” dell'inciviltà è un cestino. Esperienze singole e collettive, foto e video (anche sui social) parlano chiaro. Da Sant’Elia alla Marina, da San Benedetto a Monte Urpinu, da Castello a Pirri, fino a Is Mirrionis e San Michele: ovunque, soprattutto nel weekend e durante le feste, sacchetti di immondizia, “pezzi” di inciviltà diffusa e maleducazione. Contro questa piaga il Comune prova a mettere un argine. «Tutela dell'ambiente e legalità: prima di tutto, dobbiamo rispettare questi due concetti», spiega Luisa Giua Marassi, assessora all’Ecologia urbana. «Per farlo, l'unico sistema è la differenziata (a Cagliari, col porta a porta mitigato da diversi metodi integrativi) che, però, funziona se tutti rispettiamo le regole e se ognuno fa la sua parte. È una catena che si interrompe appena si inceppa un ingranaggio. La verità è che, in alcune persone, la coscienza civica è talmente bassa che vorrebbero che i rifiuti da loro prodotti, tutti mischiati, sparissero come per magia dalla loro casa o dal loro esercizio commerciale».
La mappa
Il degrado che si incontra in città è figlio di chiunque consideri persino via Roma un luogo dove abbandonare rifiuti. Basta farci un salto e dare un’occhiata ogni giorno prima che arrivino gli operatori della raccolta per capirlo. Ma il problema è dappertutto. La convivenza più incongrua di scarti si manifesta con una creatività esemplare che trova un alibi in chi se ne frega del rispetto per l’ambiente: la lattina di birra e la scarpa spaiata. La tanica di liquido infiammabile, la vecchia poltrona, lo scaldabagno, le scatolette di tonno, i resti dell’agnello del pranzo di Santo Stefano. C'è qualcosa di squallido nelle persone che abbandonano i rifiuti: una colpevolezza che assimila le persone più abbienti a quelle meno tenenti. «Questo è verissimo», sottolinea l’assessora, «chi viola le regole, non pagando la Tari o non essendo iscritto, e chi abbandona rifiuti,spesso appartiene a un ceto sociale ed economico elevato».
Strategia
«È vero», ammette, «il servizio, attualmente in proroga, presenta lacune che stiamo cercando di colmare in tutti i modi e i disservizi esistono, pur avendo un canale dedicato abbastanza rapido. Tuttavia, la maggior parte delle migliorie vedranno la luce col nuovo appalto che prevede tempi più ristretti di raccolta degli abbandoni e un miglior sistema di comunicazione col pubblico. Inoltre il nuovo appalto prevederà un'intensificazione di spazzamento e svuotamento cestini. Migliorie che stiamo cercando di apportare, nei limiti contrattuali, anche all'appalto in corso. Ma non solo. Nei quartieri più critici, nei primi mesi del 2026, partendo da piazza La Somme, attueremo un progetto sperimentale che rivoluzionerà la raccolta». Servirà, però, «una presa di coscienza collettiva. Ogni volta che vediamo un rifiuto abbandonato, un mastello lasciato in strada, un cestino strabordante, facciamoci una domanda: è colpa di chi ha messo in atto un comportamento scorretto o del servizio di igiene urbana che non funziona bene?». Infine, «un appello alla cittadinanza perché stia dalla nostra parte, contro il degrado e l'illegalità. Se siete in difficoltà vi aiutiamo a trovare una soluzione anche per il pagamento della Tari. Soprattutto nei giorni di festa, usate gli ecocentri e le isole mobili, prenotate il servizio ingombranti: è illimitato e gratuito». E ancora: «Usate i cestini stradali solo se non sono già pieni. Ogni piccolo gesto è importante. Così, si può veramente fare la differenza».
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