Per alleggerire le bollette della Tari i Comuni hanno un traguardo ben tracciato: l’introduzione della tariffa puntuale, dove chi più differenzia più risparmia. Cagliari ha fatto da apripista. Ad Assemini la novità era attesa per quest’anno ma non si è vista: sarà per il prossimo, ha promesso il sindaco Puddu. Traguardo raggiunto il primo luglio scorso, invece, a Sinnai : «Siamo uno dei pochissimi Comuni sardi ad avercela fatta, e abbiamo già visto un crollo dell’indifferenziato», esulta la sindaca Barbara Pusceddu. Chi espone il bidone dell’indifferenziato per non più di un certo numero di giorni all’anno (40, per una famiglia di quattro persone) avrà «bollette più leggere», secondo l’annuncio dell’assessora Katiuscia Concas. Ma il regolamento ha alcune criticità, finite al centro di contestazioni: «Lo aggiorneremo in gennaio», promette la sindaca.
Non iscritti e morosi
Un passo inevitabile per far pagare meno ai cittadini è il recupero dell’evasione. Un po’ in tutti i comuni troppi “furbetti” non risultano iscritti a ruolo. «Non solo non pagano la loro quota – riflette ancora Barbara Pusceddu – ma non potendo ricevere né esporre i mastelli conferiscono come capita»: sono i principali indiziati del fenomeno del “sacchetto selvaggio”. «La bonifica delle discariche abusive aggrava i costi (e, di conseguenza, le bollette) e abbassa la percentuale della differenziata. L’evasione della Tari è un problema cronico. A Sinnai abbiamo ereditato un grosso credito ormai di dubbia esigibilità». I Comuni si impegnano. A Sanluri , negli ultimi quattro anni, la Tari non riscossa ammonta a un milione e 318 mila euro: il recupero è stato affidato a due società esterne. La maggior parte dei cittadini dopo l’avviso paga ma l’evasione resta alta. «A Sinnai – riprende Pusceddu – la percentuale di omesso pagamento è circa il 34%: su un totale di crediti di circa 3,9 milioni di euro ne risultano incassati 2,6 milioni».
Le parti nobili
Residuo organico, carta, plastica e vetro – accolti nei vari impianti dislocati nel territorio regionale e riciclati – hanno una seconda vita ma pure il loro smaltimento ha un costo, spiega Renzo Mereu, componente del direttivo del Carpi (Consorzio autonomo riciclo plastica Italia) e titolare di un’azienda (la Green) che recupera anche rifiuti plastici: «In Sardegna siamo avanti con il riciclo – conferma – ma abbiamo costi vertiginosi per l’energia elettrica e i trasporti e difficoltà logistiche. Inoltre il mercato, in questa fase, non è premiante: il prezzo del cartone è crollato da 110 euro a tonnellata a 50, e la plastica vergine in questo momento costa meno di quella riciclata». Anche per Mereu gli aumenti della Tari dipendono dai costi di gestione, nei quali rientrano il carburante (lo sanno i comuni con frazioni molto distanti dai centri: nelle sc orse puntate abbiamo citato i casi di Capoterra e Pula , ma capita anche a Sinnai) e l’inflazione. Suggerimenti per spendere meno? «Si potrebbero diradare i passaggi sistematici: in molti paesi il secco viene già ritirato ogni due settimane. Certo in città sarebbe più difficile».
Il modello Bolzano
E il futuro? «I modelli più avanzati – avverte Simone Rivano, direttore del Consorzio industriale di Villacidro – vanno al di là della raccolta porta a porta. Guardate a Bolzano». Dove in alcune zone della città si fa il porta a porta per organico e indifferenziato, in altre i rifiuti si conferiscono in contenitori stradali ad apertura puntuale (ogni utente ha una tessera magnetica), in altre ancora il sistema è misto e nelle zone di maggior pregio paesaggistico ci sono le avveniristiche (per noi) isole ecologiche interrate. Come dire: nelle zone d’Italia più attente alle novità e storicamente in cima alle classifiche del riciclo (la provincia di Bolzano è, insieme a quelle di Trento, Milano, Treviso e Parma, fra le più virtuose) l’era dei cassonetti è tutt’altro che finita.
3. Fine
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