Il progresso tecnologico da una parte, l’inossidabile tradizione dell’appalto pubblico dall’altra. La fibra ottica apre sempre più il mondo ai nostri computer e ci avvicina al futuro, ma per la posa delle nuove reti (tutte, non solo la fibra) apre anche trincee nelle strade delle città sarde, dove la tradizione resiste: in molti casi si richiude con terra e un po’ di cemento, promettendo l’asfalto «appena asciuga». Ma non si vede più nessuno e quella riparazione disastrosa diviene patrimonio dell’umanità. Qualche Comune applica le sanzioni, molti altri nemmeno controllano e, man mano, le strade di città e paesi diventano groviera.
Percorsi di guerra
Povere vie urbane sarde, cosparse di cicatrici perché poi, dopo l’intervento per le reti nel sottosuolo dei centri abitati, le imprese d’appalto dimenticano spesso i punti di sutura. Scavi e percorsi tagliati nelle strade per acquedotto, fognature, energia elettrica, fibra ottica, gas e ogni altra utenza sono tappati alla bell’e meglio: le imprese degli appalti “un tanto a scavo” preferiscono correre ad aprire un altro tratto, più che chiudere “a regola d’arte” il precedente. Questo apri bene e chiudi “come te pare” accomuna moltissimi lavori pubblici, a Cagliari come nel resto della Sardegna, e i risultati si vedono nello stato pietoso dei camminamenti dei nostri centri abitati: dal Capoluogo alle frazioni.
Cagliari in trincea
Premesso che, con i lavori per la realizzazione del nuovo tracciato della metropolitana, Cagliari ha più il problema delle aperture (gli scavi) che delle chiusure che si fanno attendere a volte per anni, proprio il Capoluogo sardo è alle prese con cantieri conclusi male. Nel senso che le chiusure sono fatte male, sconnesse e pericolose come ad esempio nel quartiere di Villanova, dove non a caso le proteste si fanno sentire. Ma anche in tante altre strade cittadine le buche, gli avvallamenti e gli scavi tappati male non mancano, e poi c’è la questione di Sant’Avendrace con cantieri sospesi e poi ripresi in mano da altre ditte. Perché nel campo dei lavori stradali per conto di ditte private, a volte un’impresa molla tutto e se ne deve trovare un’altra, per riprendere laddove si era lasciato all’improvviso fra transenne che perdono la qualifica di “provvisorie” e voragini aperte dalle ruspe. Cagliari ha molte situazioni critiche, fa notare il sindaco cagliaritano e metropolitano Massimo Zedda, ma in questo periodo di cantieri Pnrr con fondi in scadenza, si chiudono gli occhi e si tenta di andare a meta in qualche modo.
Il circondario
Nell’hinterland cagliaritano la situazione è complicata, sempre per mancanza di fondi. A Sestu non si soffre nel guidare nelle vie Monteverdi, San Pio da Pietralcina e via Andrea Costa, mentre in quelle secondarie il fondo sconnesso è la norma. Molti Comuni hanno deciso di curare le strade principali e trascurare le altre. A Quartu, lo strato sottilissimo d’asfalto steso a ridosso delle elezioni comunali è una tradizione: dura poco e la città ricomincia subito a lamentarsi. A Monserrato via Caracalla va a zone, tre decenti e malridotte, e se la passa male pure la pista ciclabile. Poi c’è il disastro di via Cesare Cabras, peggiorato dai cantieri. In via Riu Mortu è deceduto l’asfalto in molti tratti, via Zuddas è perfetta e al Redentore va così così. Il disastro nelle stradine la accomuna a Selargius, che però nel centro storico ha i sampietrini: in auto si balla, ma l’occhio ne gode. Via Gallus è perfetta fino al cartello che indica”Quartucciu”: da lì si chiama via Rosselli e il fondo è da rifare. Gigi Concu, sindaco di Selargius, sbotta: «È intollerabile che le nostre strade siano continuamente oggetto di interventi scoordinati. Occorre un organo che monitori gli interventi e il rispetto dei tempi e preveda sanzioni puntuali. Gli amministratori non possono farsi carico del problema da soli».
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