Si infiammano le polemiche tra magistrati e avvocati dopo la delibera del Consiglio dell’ordine forense che ha chiesto alla presidente della Corte d’appello (che sceglie la via del silenzio) di revocare la concessione dell’Aula Magna del Palazzo di giustizia di Cagliari ai rappresentanti della Sezione territoriale dell’Associazione nazionale magistrati (Anm) che hanno organizzato, per giovedì, una riunione del “Comitato per il NO” al referendum costituzionale sulla riforma dell’ordinamento giudiziario. Per gli avvocati si tratterebbe di un’iniziativa «di natura esplicitamente politico-elettorale».
Lo scontro
Non vuole lo scontro Luigi Patronaggio, che interviene non come Procuratore generale ma come aderente al “Comitato per il No”. «Senza entrare in polemica e con spirito libero e aperto al confronto», scrive, «penso che reclamare il divieto di accesso al Palazzo di Giustizia al “Comitato per il No” (legittima articolazione dell’Anm), edificio che è la casa dei magistrati, degli avvocati e di tutti i cittadini onesti, sia un atto illiberale e antidemocratico. Auspico, in questo delicato momento di ingiustificate tensioni e fibrillazioni, che il Palazzo di Giustizia diventi un palazzo di vetro, trasparente, luogo di libertà e di libero confronto». Più pesante Vincenzo Amato, che scrive non come Presidente del Tribunale di Cagliari, ma come iscritto all’Anm. «L’iniziativa (degli avvocati, ndr) è non solo sorprendente, ma di notevole gravità», sottolinea, «il “Comitato per il No”, come è noto, nasce per iniziativa dell'Associazione nazionale magistrati, quale strumento di azione aperto anche a non magistrati per il perseguimento di suoi fini istituzionali».
L’Anm, ricorda il magistrato, ha sede presso la Corte di Cassazione, così come il “Comitato per il No”, che ha la propria sede presso l’Anm. «E per questa ragione», prosegue, «ha sempre chiesto e legittimamente ottenuto la disponibilità di un’aula della Corte di fronte alle necessità di accogliere un elevato numero di partecipanti». Tra l’altro, la Sezione sarda dell’Anm, «da sempre, ha svolto e svolge la sua attività nel Palazzo di giustizia del capoluogo del distretto della Corte di appello di Cagliari, e i suoi associati sono solo ed esclusivamente i magistrati che lavorano nei Tribunali della Sardegna e a Cagliari». Una riunione, tra l’altro, non aperta al pubblico o agli organi di informazione. «Stupisce enormemente», attacca Amato, «che il Presidente di un ordine forense locale, soggetto istituzionale, attraverso una strumentale quanto falsa qualificazione dell’incontro come iniziativa “politico-elettorale”, abbia chiesto la revoca della concessione di uno spazio adeguato a un’iniziativa legata ai temi della giustizia e dei diritti, sollecitata da articolazioni rappresentative dei magistrati che lavorano nella sede». La richiesta tradirebbe «una personale e comunque non istituzionale posizione partigiana, favorevole al “Si” referendario».
Gli avvocati
«La questione, se affrontata con onestà intellettuale, non riguarda certo la libertà di riunione o di associazione», ribatte il presidente dell’Ordine forense, Matteo Pinna, «ma la neutralità delle istituzioni e dei loro luoghi rispetto alla politica, neutralità offuscata nei regimi autoritari. Discorso quasi banale, su cui il Consiglio forense si è espresso all’unanimità. Il fatto che il Comitato sia emanazione dell'Anm non può essere invocato per pretendere un trattamento diverso o per chiamare riunioni associative o sindacali - giocando con le parole o invocando norme o prassi non pertinenti - quelle che restano riunioni politico-elettorali. Il problema non si è mai posto finora perché mai era emersa questa discutibile commistione. Se l’Anm decide di muoversi come comitato politico-elettorale deve rispettare le regole elementari del galateo democratico: quelle stesse regole che non consentono a un partito o a un comitato elettorale di convocare riunioni nell’aula di un consiglio comunale o regionale. Se l'Anm ha deciso di fare politica, accetti le regole della politica democratica, senza offendersi o scandalizzarsi se qualcuno, fosse pure la prima volta, gliele ricorda».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.
• Accedi agli articoli premium
• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi
