Senato.

Referendum, è duello di proposte 

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Arrivano in Senato due proposte di legge contrapposte, di Fi e M5S, per riformare l’articolo 75 della Costituzione, quello sui referendum, e una terza spunta alla Camera, firmata da Noi Moderati.

La proposta forzista punta ad aumentare da 500mila a un milione le firme necessarie per depositare i quesiti e porta da cinque a dieci il numero di consigli regionali. Simile quella di Noi Moderati: 10 consigli regionali o il 2% degli aventi diritto al voto (all’incirca un milione di elettori). Il M5S invece propone di far scendere il quorum dalla maggioranza degli aventi diritto a un terzo.

Gli azzurri vogliono «ovviare al numero eccessivo di quesiti referendari» o «almeno rendere la proposta referendaria più consistente e credibile». E il loro testo parte «dall’esito negativo» della consultazione su lavoro e cittadinanza, un risultato che «ha confermato la disaffezione degli elettori per gli appuntamenti referendari» e «impone una riflessione sull’opportunità di modificare l’istituto» per «non delegittimare la forma di democrazia diretta». Il M5S invece sostiene «l’impossibilità, alla luce dei dati storici, di raggiungere il quorum di validità» e «la necessità di non ignorare le istanze di milioni di cittadini». Fatto «deplorevole» registrato agli ultimi referendum, con «l’esultanza, in molti casi sguaiata, del mancato raggiungimento del quorum da parte di chi lo ha boicottato».

E se per Maurizio Gasparri «rendere validi i referendum riducendo il quorum è davvero fuori dal mondo», e bisognerebbe ascoltare il ministro Calderoli quando dice che «non bisognerebbe ammettere l’uso delle firme elettroniche», per il leader di Più Europa Ruiccardo Magi serve ridare «vitalità a uno strumento che nasce come contro-potere già molto limitato perché solo abrogativo: a breve depositeremo anche noi una proposta di intervento non solo sul quorum, ma anche sul giudizio di ammissibilità dei quesiti». Intanto un sondaggio di Izi dice che per il 60% degli italiani è necessario abbassare il quorum almeno al 40% (tra gli elettori di opposizione oltre l’80%, tra quelli di maggioranza lo pensa solo il 38,5%) e non va aumentato il numero delle firme necessarie a indire una consultazione.

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