Via Dessanay.

Raso al suolo il rudere della tragedia 

Un uomo entrato nell’edificio ha fatto scattare l’allarme. I genitori: «Giustizia» 

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Un uomo si era introdotto nel rudere, «privo di recinzioni e di qualsiasi segnalazione di pericolo», esponendosi a un rischio gravissimo. È da questa segnalazione, arrivata alla vigilia di Natale, che è partita la corsa contro il tempo culminata ieri con la demolizione della “casa maledetta” di via Dessanay, a Nuoro, il fabbricato dove a Pasquetta del 2024 persero la vita i giovanissimi Ythan Romano e Patrick Zola. Polizia e vigili del fuoco, intervenuti sul posto, il 23 notte, hanno trovato un cittadino straniero, senza fissa dimora, che con un borsone e una coperta voleva trascorrere lì il Natale. L’uomo ha riferito di non sapere che l’edificio fosse pericolante, anche perché di libero accesso e privo di recinzioni, delimitazioni o cartelli di divieto. Una situazione che ha fatto scattare la segnalazione della Questura al Comune.

Ordinanza urgente

Sulla base di quella comunicazione, l’amministrazione ha disposto con ordinanza urgente l’eliminazione dello stato di pericolo. In poche ore le ruspe ieri hanno abbattuto il fabbricato, di proprietà di più intestatari, cancellando un luogo diventato simbolo di una tragedia che ha profondamente colpito la città. La demolizione arriva a poche settimane dalla decisione del gip del Tribunale di Nuoro che, accogliendo la richiesta di archiviazione del pm Riccardo Belfiori, ha escluso la presenza di profili di reato dei 14 proprietari per la morte dei due adolescenti, schiacciati dal cedimento di un solaio, pur sottolineando come la condotta dei ragazzi avesse contribuito al crollo. Decisione che ha lasciato amarezza e dolore nelle famiglie.

Gli appelli delle famiglie

Nei giorni scorsi il rudere era tornato al centro dell’attenzione per alcuni gesti simbolici e per gli appelli pubblici dei genitori. Un lenzuolo bianco con una scritta di accusa era comparso sull’edificio, mentre sui social continuavano i messaggi carichi di dolore e di richieste di giustizia.

«Nella vita, quando si sbaglia, si fa sempre in tempo a tornare indietro», ha scritto il padre di Ythan, Damiano Romano. Poco prima anche la moglie, Noelia Pisanu, aveva chiesto l’aiuto di «chiunque fosse in possesso di fotografie del rudere antecedenti al 1° aprile 2024, per ricostruirne lo stato di degrado: Giustizia per Ythan e Patrick, noi non molliamo», ha scritto. Un ferita ancora aperta.

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