A distanza di quasi due mesi dal blitz della Guardia di Finanza ad Assemini, il tribunale del Riesame di Cagliari ha confermato il maxi sequestro di 4 tonnellate di cannabis (2.467 piante, 1.400 chili di infiorescenze, 12 litri di olio, resine e 42 chili di polline) prodotta dalla ditta “Orti Castello”, attiva dal 2018 e gestita dal 43enne Massimiliano Quai. Secondo il titolare dell’azienda il materiale sequestrato «non comprende sostanze destinate a uso stupefacente».
Il blitz
L’attività investigativa andava avanti da tempo. I militari dovevano esguire un controllo in materia di occupazione per accertare la forza lavoro realmente impiegata e la relativa posizione contrattuale: «Una prima verifica della presenza di lavoro sommerso - aveva spiegato Quai - si è trasformata nell’ispezione di un capannone a Decimoputzu, dove facciamo essiccare le infiorescenze. Contestualmente gli accertamenti sono stati fatti all’interno del laboratorio per un’intera giornata».
Ieri mattina la Guardia di Finanza ha comunicato l’esito delle analisi di laboratori del materiale sequestrato il 29 ottobre scorso nell’azienda asseminise. «I campioni analizzati nel laboratorio chimico dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli - si legge nella nota diffusa ieri dalle Fiamme gialle - hanno tutti confermato la presenza del principio Thc (componente psicoattivo della cannabis) con valori sino allo 0,79 per cento». In Italia il limite massimo per la coltivazione della canapa industriale è stato recentemente innalzato dallo 0,2 allo 0,3 per cento.
Le reazioni
«L’attività oggetto del provvedimento - ha commentato Quai - riguarda esclusivamente la canapa industriale legale, coltivata e trasformata ai sensi della Legge 242/2016. L’utilizzo dei termini “marijuana” e “hashish” è improprio poiché fa riferimento a sostanze stupefacenti che non sono mai state prodotte e commercializzate dall’azienda». Il materiale sequestrato, secondo Quai, «non comprende sostanze destinate a uso stupefacente. Le analisi hanno attestato che tali materiali risultano privi di efficacia drogante». L’imprenditore ha da ridire anche sulle quantità: «“Orti Castello” non ha prodotto 4 tonnellate di materiale nemmeno nell’arco di sette anni di attività messi assieme».
«Informazioni fuorvianti»
E sul Thc? «I valori superiori alle soglie – continua Quai – si riferiscono esclusivamente a intermedi di lavorazione. La liceità delle coltivazioni e dei derivati, come chiarito anche in ambito giurisprudenziale, non può prescindere dalla valutazione tecnico-scientifica dell’efficacia psicotropa, che le analisi ufficiali hanno escluso, come attestato nero su bianco dalla stessa Agenzia delle Dogane e dei Monopoli». In merito alle irregolarità lavorative Quai ha infine precisato che «al momento del controllo uno solo dei 10 lavoratori presenti, peraltro già in precedenza assunto e regolarizzato, risultava privo di contratto per un errore tecnico-amministrativo, successivamente chiarito».
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