«Le regole sancite dalle autorizzazioni ambientali rilasciate alla Portovesme srl erano chiare e non sono state rispettate: il raddoppio della lavorazione dei fumi d’acciaieria vincolava la società alla lavorazione in loco degli ossidi prodotti, vietandone la vendita o la lavorazione in siti diversi da quello di Portovesme. In caso di fermata si sarebbe dovuto procedere alle bonifiche del sito. Le linee zinco e piombo sono ferme ma non ci risultano bonifiche in corso o annunciate».
Una durissima lettera è il primo atto del nuovo presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente Mauro Usai. la missiva è indirizzata all’amministratore delegato della Portovesme, al ministero dell’Ambiente, alla Regione, al Comune di Portoscuso, all’Arpas e alla dirigente dell’area Ambiente della stessa Provincia.
«La Portovesme srl opera in regime di autorizzazioni integrate ambientali concesse nel 2005 e nel 2012 – spiega Usai – ma i provvedimenti autorizzativi che si sono succeduti, come ho scritto nella lettera, erano molto chiari: la Portovesme poteva lavorare i fumi d’acciaieria dai quali venivano prodotti gli ossidi poi lavorati nelle linee che ora ha fermato e che dichiara di non avere intenzione di riavviare. Ma questo non ha fermato la lavorazione dei fumi d’acciaieria». Il presidente della Provincia lo scrive chiaramente: «Ad oggi -si legge nel documento – l’impianto Waelz risulta, all’interno dello stabilimento di Portovesme srl, l’unica struttura industriale operante, peraltro in piena attività come risulta dal monitoraggio delle spedizioni transfrontaliere di rifiuti».
Per questo Usai precisa che «il piano industriale non prevede disponibilità di materiale da destinarsi alla vendita. Dunque dove vanno gli ossidi? Se non vengono lavorati nel Sulcis, garantendo quell’occupazione che il referendum del 2005 auspicava quando si è scelto di sacrificare l’ambiente in nome di una forte risposta occupazionale, perché non c’è un piano di bonifica per il ripristino dei luoghi?». Usai pone queste domande a ministero e Regione, «serve una spiegazione perché il Sulcis non può accettare che si continui una lavorazione dei rifiuti fine a se stessa. Nessuna autorizzazione lo ha mai concesso. Vogliamo risposte».
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