Un anno fa ci fu chi diede del pessimista a chi sosteneva che la visita a Portoscuso dei ministri Urso e Calderone non avrebbe cambiato di un millimetro le sorti dei lavoratori della Portovesme srl che protestavano per la chiusura della linea zinco. Dodici mesi dopo la certezza che non si trattasse di pessimismo ma di sano realismo la certifica una dura nota dei segretari territoriali di Filctem Cgil Emanuele Madeddu, Femca Cisl Nino D’Orsoe Uiltec Pierluigi Loi che fa il punto sullo stato di stallo assoluto della vertenza.
La visita
Era passato da tre giorni il Natale 2024 quando, al seguito del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso e della ministra del Lavoro Elvira Calderone arrivarono anche la presidente della Regione Alessandra Todde, gli assessori al Lavoro e all’Industria, Desirè Manca e Emanuele Cani e poi consiglieri regionali, sindaci, consiglieri comunali e lavoratori. I ministri si mostrarono decisi: «Inaccettabili le decisioni assunte unilateralmente dalla Glencore nonostante quanto concordato a Roma. – aveva detto Urso – Lo zinco è strategico per il nostro paese. Si chiederà alla multinazionale di lasciare spazio ad altri: gli investitori ci sono davvero e sono anche fortemente motivati». Un concetto che la Calderone aveva ribadito, sottolineando che «nessuno è più disposto a considerare gli ammortizzatori sociali una soluzione finale». Non che queste affermazioni avessero impensierito la Glencore che , infatti, già mentre i ministri facevano le foto con i lavoratori, aveva ribadito di essere decisa a non far ripartire le linee zinco e piombo e a proseguire soltanto con i forni Waelz e, se autorizzata, con il progetto litio tanto contestato (all’epoca) da Governo, Regione e intero Sulcis. Oggi i presunti investitori e la loro forte motivazione, parola del ministro Urso, sono svaniti, i lavoratori sono in cassa integrazione e il Governo ha aperto al progetto litio. Ma ora su tutta la vicenda è calato da mesi il silenzio (quantomeno nelle dichiarazioni pubbliche).
La nota
«È passato un anno da quel 27 dicembre declassato ormai a pura passerella – scrivono i sindacalisti – e quelli che erano i nostri dubbi a termine dell’incontro sono pian piano diventati certezze. Situazione che ha certificato lo scorso 2 ottobre lo stesso Ministro Urso: degli investitori nessuna traccia. L’unico fatto è che la linea zinco è ferma e non produce. Resta in campo il progetto litio che è però a lunga distanza e non in linea per dare una risposta nel breve termine dal punto di vista occupazionale». I sindacati evidenziano che «tranne la confortante ripresa dello stabilimento di San Gavino, sino a oggi ci sono state solo buone intenzioni e buoni propositi. Glencore non può nascondersi e aspettare l’evolversi del progetto litio, su cui non esiste alcun pregiudizio a patto che sia sostenibile dal punto di vista ambientale. È necessario che metta in campo altri progetti, dallo sviluppo sul tema materie critiche al mutato valore di mercato dei materiali della catena di produzione del piombo». Ma più che alla Glencore l’appello dei sindacati va al Governo: «È necessario che chi ha un ruolo istituzionale si assuma la responsabilità e si adoperi con atti concreti. Il tempo degli annunci e dei proclami è terminato».
RIPRODUZIONE RISERVATA
Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati
Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.
• Accedi agli articoli premium
• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi
