Il più grande ristorante di Cagliari è democratico, sul mare, e se arrivi presto non devi neppure prenotare per il tavolo migliore. In realtà il tavolo non c’è, in questo caso è improvvisato, secondo la filosofia di quelli del Poetto fai-da-te, che li riconosci da lontano: una quantità di ombrelloni capaci di regalare ombra anche ai vicini più lontani, borse frigo versione xxl da cui salta fuori pasta al pesto e pure un pezzo di maialetto avanzato da Ferragosto. «Ne vuole? È buonissimo!», sorride l’uomo dall’abbronzatura da far invidia. Declinato il cortese invito ci si sente comunque già in famiglia; perché nella spiaggia libera funziona così, si finisce per condividere figli e sudore con quello dell’asciugamano accanto, e trovi chi lo dice con assoluta convinzione e una birra in mano: «È una questione di principio. Il mare è una delle poche cose gratis e non vedo perché dovrei pagare».
Strategie del fai-da-te
Mentre il caro ombrellone è diventato un caso politico, nella spiaggia dei Centomila - che sembrano anche di più - trovi gli esodati della spiaggia attrezzata (in fuga dai rincari) e chi da sempre sceglie gli spicchi di sabbia fuori dalla giurisdizione di stabilimenti e tariffari annessi. Così, nel dopo Ferragosto rovente, in tarda mattina rischi di doverti sistemare quasi sulla strada perché è davvero pieno ovunque. «Il privilegio è poter scegliere», dice Carlo Fois, 67 anni, spiaggiato in zona Sesta fermata, che non ne fa una questione economica: «Vuole mettere la bellezza di decidere il posto, il menù e soprattutto non avere vincoli di alcun genere?». Certo, la questione risparmio, ritorna: «Lo stabilimento? Penso sia diventato un lusso per tanti», commenta Marinella, che condivide con Laura e Sandro ombrelloni e pensiero. «Abbiamo tutto: acqua fresca, panini, asciugamani e lettini. Non ci manca nulla». Gli habitué della spiaggia libera dicono sia semplicemente una questione di organizzazione: «Bisogna arrivare presto per trovare il posto migliore, poi con un carrellino si trasporta tutto, borse frigo per il pranzo, thermos, e tutto ciò che si troverebbe in uno stabilimento. La differenza è che l’ombrellone lo mettiamo noi», osserva Federica di Serramanna, parte di una comitiva di dieci.
Turisti e nostrani
«Noi scegliamo sempre la spiaggia libera», racconta Ivanna, di Bologna, con marito e tenda al seguito. «Per pranzo abbiamo insalata e prosciutto cotto, ci teniamo leggeri», spiega mentre è intenta a prendere il sole di spalle e chiacchiera al cellulare. Qualche metro più avanti lo dicono in sardo: «Cuciniamo a casa e mangiamo qui, insalata di riso, panini, pasta fredda e da bere ce n’è a volontà», assicura Emiliano Ruggiu, che tra il gruppo che riunisce San Sperate, Sestu e Serrenti è il primo a essere arrivato per tirar su il mini condominio amovibile. «Alle 8 ero già qui, ma soltanto per il problema del parcheggio, perché non si corre certo il rischio di non trovare posto».
Tre asciugamani dopo trovi la famiglia salutista che ripropone la questione che incendia la stagione: «Siamo contrari agli stabilimenti, occupano uno spazio enorme versando pochi denari al Comune. E poi gli ombrelloni sono tutti attaccati», osserva Vittorina Cocco, di Decimoputzu, con figlia, fidanzato e un menù che più sano non si può: «Yogurt proteici, Kefir, insalate, frutta, proteine e tanti semi. Niente carboidrati». E neppure spese extra: «È uno spreco spendere una barca di soldi per un lettino e un ombrellone, me li porto e risparmio».
Politica e principi
«È una questione di principio, non paghiamo per andare al mare», ribadisce Daniele, portavoce del gruppo composto da diverse famiglie che non si fanno mancare nulla: «Abbiamo anche la pasta al pesto», che un po’ fa tornare al passato, quando in spiaggia trovavi pure lasagne fumanti e teglie di melanzane alla parmigiana. Non oggi, che sembra regnare la praticità e sotto l’ombrellone - gratis - senti discorsi che spaziano dalla guerra alla pioggia di ieri, e qualcuno si avventura a parlare di politica.
Ma col mare davanti scivola via insieme ai pensieri e regala un senso di libertà, che stabilimento o no non ha prezzo e fa dimenticare pure la querelle aperta tra gestori e bagnanti.
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