Energia

Parte la lunga marcia per liberare l’Isola dalle speculazioni 

Fino a venerdì col Presidio del popolo sardo Il portavoce: «Non potevamo stare fermi» 

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«La misura è colma». Da oggi a venerdì ci sarà “La marcia delle pietre parlanti” contro la speculazione energetica. L’appuntamento è per le 7 a Santa Cristina e l’arrivo previsto a Barumini-Su Nuraxi alle 20 del 18 luglio. I progetti sull’elico, tra on shore e off shore , superano le 5mila pale, quelli sul fotovoltaico coprono 90mila ettari. «In un’Isola assediata e senza protezione normativa, se è vero che la Legge 20 è stata inviata dal Governo alla Consulta mentre la Pratobello24 giace alla Regione, non potevamo stare con le mani in mano», dice Davide Fadda, portavoce del Presidio del Popolo sardo, promotore dell’iniziativa. «Il rullo dei tamburi guiderà la marcia».

Quanti sarete?

«Non lo sappiamo. Alcuni faranno una parte della marcia, magari una singola tappa. Noi ci saremo dall’inizio alla fine. Confidiamo che, strada facendo, singoli o gruppi si uniscano per il comune obiettivo di difendere l’Isola».

Qual è il messaggio che intendete lanciare?

«Che è impossibile stare fermi. Questa non può essere l’ultima estate “normale” della Sardegna, con il suo paesaggio incontaminato e la sua natura originaria. A giorni, forse mentre saremo in marcia, entrerà in vigore il decreto Fratin 2 che contiene alcune parti devastanti in merito alle autorizzazioni».

Un esempio?

«L’agrivoltaico sarà del tutto deregolamentato e installare pannelli sarà come piantare prezzemolo».

Un anno fa avete sfidato le cariche della Polizia nel porto di Oristano. Che cosa rappresenta per voi una pala eolica?

«È chiaro che dietro il concetto di transizione energetica si nasconde l’ennesima colonizzazione dell’Isola. Dietro le scelte drastiche imposte alle nostre comunità si cela una razzia di risorse, che annienterà il paesaggio e distruggerà la nostra economia».

Quindi?

«Sto dicendo che i denari a prestito del Pnrr potevano e dovevano essere impiegati non già per arricchire i famelici appetiti di cinque o sei fondi speculativi, ma per sostenere e incentivare sanità, trasporti e servizi ai cittadini».

C’è anche chi non sposa la vostra protesta.

«Lo sappiamo. Ma abbiamo solo sollevato un problema. Crediamo che sull’energia la soluzione vada trovata nell’implementazione dell’idroelettrico: viene sfruttato solo il 10 per cento dell’acqua che scorre a valle. E poi esistono pannelli fotovoltaici che producono sei volte di più ma sono meno impattanti di quelli che vengono montati in Sardegna, e sistemi eolici molto più evoluti. Invece ci propinano impianti che altrove sono già considerati rifiuti».

Qualcuno parla di diversità di vedute tra i fili della Rete di Pratobello.

«Non credo esistano divisioni: semmai personalismi e distinguo che disturbano il raggiungimento dell’unico obiettivo, la salvaguardia dell’Isola».

La marcia toccherà alcuni punti iconici della storia della Sardegna.

«Saranno 120 chilometri intensi e significativi. Passeremo davanti a tombe dei giganti e dolmen, ma anche davanti alle aree dove sono previsti progetti eolici e fotovoltaici».

Ci sarà un’altra Saccargia?

«Dovrà realizzarsi attorno ai palazzi del potere regionale perché in quelle stanze ci sono ancora i bottoni che possono sbloccare la situazione».

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