Il progetto.

Ospedale Marino, l’ultimo atto: sì definitivo alla riqualificazione  

Dal Comune il via ai lavori. Zedda: «Si ridà dignità alla spiagga» 

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La frase è fatta, ma efficacissima. Un abito sartoriale. Il futuro dell’ex ospedale Marino, in riva al mare del Poetto, è adesso: la riqualificazione può cominciare. L’ultimo atto, del Comune di Cagliari, è arrivato il 17 dicembre. Nei primi mesi del 2026 il via ai lavori con l’obbligo del vincolo conservativo per far rivivere la vecchia Colonia Dux nelle nuove 60 suite a cinque stelle, 127 posti letto. «Rinascerà – diceva a ottobre l’assessora regionale all’Ambiente, Rosanna Laconi – uno dei luoghi più iconici del litorale cagliaritano». Allora gli uffici avevano verificato l’impatto dell’opera sull’ecosistema. Esame superato, luce verde accesa. Preambolo dell’autorizzazione definitiva.

Iter concluso

Il profilo del Marino lo deve ridisegnare la Colonia Hotel srl, società che fa capo all’imprenditore Sergio Zuncheddu, editore del Gruppo L’Unione Sarda. La storia passa anche dal nome, «aprendo la strada a opere di recupero e trasformazione, nel pieno rispetto delle tutele paesaggistiche e ambientali», dice Laconi. La società si è aggiudicata il bando il 30 novembre 2021. La Regione l’aveva pubblicato a inizio anno. Importo a base d’asta: 418.797,60 euro. Contava la migliore idea, ma la valutazione delle offerte si fondava anche sulla maggiorazione del prezzo. La Colonia Hotel ha proposto un rialzo del 1.200%, mettendo sul piatto 12 milioni di euro per rigenerare un pezzo del fronte mare cagliaritano. Quell’ottava fermata della spiaggia cittadina, per chi vive da queste parti. Quasi un nome in codice.

Il bando e le offerte

Hanno partecipato in sei alla gara pubblica, con un’esclusione. L’offerta più bassa, con un rialzo del 30,92%, l’ha presentato la Proma srl. A salire, la Sha societé hotelier des alpes spa, con il 45%. Quindi, al 977,17, la Cosir srl e, al 1.199%, l’Hotel Regina Margherita srl. Davanti a tutti, con il 1.200%, la Colonia Hotel, con l’apertura dell’albergo prevista nella stagione 2027, in quel segmento del lusso che porterà nel Sud Sardegna l’esperienza dell’Hotel Abi d’Oru. Diana Zuncheddu, amministratore delegato, anticipa scenari e obiettivi: «Andiamo a creare – dice – un polo nord-sud dell’accoglienza a cinque stelle, consapevoli che il Colonia Hotel è un unicum, un urban resort irripetibile, non solo perché non esiste un altro albergo simile, per storia e posizione, ma anche per il suo legame profondo con la città».

La prospettiva

È un ragionamento anche identitario, non solo commerciale, quello che guiderà il posizionamento di mercato. «Ci piace pensare i nostri hotel sulla linea storica – prosegue Diana Zuncheddu –: l’Abi d’Oru del 1963, il Colonia Hotel del ‘37. L’uno a ridosso della spiaggia, l’altro proprio sul mare. L’uno che letteralmente si ciba di Costa Smeralda, l’altro che vive di Cagliari e per Cagliari». Diversità solo apparenti, da amalgamare tenendo presente che il lusso è sempre più un valore universale. «Vogliamo, commercialmente, portare il Marino sulla scia dell’Abi d’Oru», è un pezzo della sfida. Guai però «a perdere il legame con Cagliari – sottolinea l’amministratore delegato –. Il Marino ha bisogno della sua città, e la città avrà finalmente il suo Marino».

Il cammino

Si ricavano dalla determinazione 0004119/21 i tasselli del puzzle progettuale. La gara della Regione, un passo a due col Comune, è arrivata quattordici anni dopo il decreto ministeriale che il 19 settembre 2007 ha apposto sul Marino il vincolo monumentale. Il numero 85. Una blindatura sul rispetto dei luoghi. E poco conta che la Colonia Dux sia diventata un rudere. Il valore del tempo e dello spazio non si cancella. Era il 1937 quando Ubaldo Badas, architetto cagliaritano, iniziò a dare la forma a quella geometria di cemento, con curvatura interna, sul lato spiaggia, che richiama Sella e Golfo.

Le autorizzazioni

Nel 2007 erano già passati una trentina d’anni da quanto, negli Ottanta, partì l’ordine di lasciare le corsie della Colonia Dux per trasferirsi, un po’ alla volta, nell’ex palazzone dell’Esit, trasformato a sua volta in nuovo polo sanitario delle patologie muscolo-scheletriche. Dal bando, ci sono voluti altri quattro anni per chiudere l’iter amministrativo. L’ultimo documento autorizzativo del Comune di Cagliari l’ha firmato lo Sportello unico Suape che, a protezione dell’intervento, ha allargato la valutazione anche alla Città metropolitana. L’atto pubblico ha poi incluso sia il nulla osta rilasciato dal Parco di Molentargius che il permesso della Sovrintendenza ai beni culturali. E prima, oltre agli uffici regionali, incluso l’assessorato all’Urbanistica, si sono espressi a favore il Demanio della Sardegna, l’Ispettorato ripartimentale del Corpo forestale, il Distretto idrografico, la Asl 8 e l’Arpas. Più l’Edilizia privata dello stesso Comune del capoluogo.

Il sindaco

L’ingegneria naturalistica sarà applicata «per tutelare il sistema dunale», mentre «continuità ecologica e armonia paesaggistica» vietano qualsivoglia licenza stilistica, tanto «nell’edificio principale» quanto «nei corpi annessi», ovvero «Pronto soccorso, fabbricato dei servizi ospedalieri, l’ex deposito di liquidi infiammabili». Il sindaco, Massimo Zedda, dice: «Dopo decenni si pone finalmente rimedio alla condizione di degrado nella quale versava l’edificio che, oltre a rappresentare un “insulto” per la splendida spiaggia del Poetto, mortificava la pregevole opera di Ubaldo Badas. Il progetto proposto dal privato non solo dà risposte esteticamente corrette, nel pieno rispetto del progetto originario, ma presta grande attenzione alla salvaguardia dell’ambiente, nell’ottica del recupero e riuso, senza consumo di suolo. La città ha bisogno di strutture ricettive. Saranno garantiti pure nuovi posti di lavoro e sviluppo». Il sindaco detta la sua linea di oggi e domani: «Per rigenerare l’ingente patrimonio immobiliare pubblico è indispensabile il coinvolgimento di investimenti privati. L’ex Marino verrà riqualificato mantenendo il profilo attuale. La proprietà rimane pubblica, della Regione, che ha indicato una serie di prescrizioni a tutela del contesto ambientale».

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