C’è la vita, oltre la malattia. E in un sabato mattina abbracciato da un sole gentile sembra tutta lì, concentrata nel lungo corridoio del San Giovanni di Dio, che diventa passerella e insieme palco, e porta in scena l’essenza di quella vita che continua; anche se si combatte con il cancro. Pare quasi sentirla gridare forte e rimbombare tra le pareti del più antico ospedale di Cagliari, dove c'è chi cura i corpi senza dimenticare l'anima. Così finisce che anche la morte spaventa meno, mentre il ricordo di chi non ce l'ha fatta diventa stimolo per gridarlo ancora di più, che oltre la malattia c'è comunque la vita, mentre per il quarto anno di seguito le pazienti oncologiche diventano modelle e ballerine per un giorno. E le istituzioni si commuovono. Anzi, in realtà si commuovono tutti.
Sul tappeto rosso
Danzano, cantano e sfilano col passo deciso di chi ha imparato ad andare oltre. Oltre il corpo trasformato dalla chemio, magari mutilato e con i capelli strappati via. Sul tappeto rosso, sistemato al piano terra dell'ospedale civile, portano sorrisi, forza e le loro storie, che alla fine si somigliano un po' tutte. Maria Cristina Deidda, oncologa e palliativista, le conosce una per una e le guarda con gli occhi pieni d'orgoglio, mentre indossano gli abiti disegnati dalla stilista Viola Palmieri, anche per la quarta edizione di “Vestiamoci di vita”. E sono un inno alla femminilità e al coraggio.
«Il senso delle cure palliative è riuscire a dare più vita ai giorni, non più giorni alla vita», spiega la Deidda, che ha offerto cuore e mente all'iniziativa. «Chi si occupa di cure palliative non deve guarire nessuno, ma ha lo straordinario potere di rendere a queste donne la qualità della vita, aiutandole a ritornare padrone del loro corpo e a riscoprirsi belle e femminili. Anche grazie all'arteterapia». Così in questa nuova edizione entra la danza, con le coreografie imparate alla perfezione, e due uomini, anche loro alle prese con una forma tumorale, che in abiti scuri si esibiscono col sottofondo musicale di Man in Black: fanno compagnia ad altre dodici pazienti oncologiche, e a guardarli non si riesce a non sorridere. Perché non c'è davvero traccia di pietismo; ammirazione, semmai, e la commozione per quella vita che va oltre con una forza tale che stordisce anche chi è spettatore.
Emozione istituzionale
Non manca quasi nessuno: c'è il prefetto Giuseppe Castaldo, in prima fila, il comandante regionale dei Carabinieri Francesco Rizzo, il presidente del Consiglio regionale Piero Comandini, il capo di gabinetto dell'assessorato alla Sanità, il presidente del Consiglio comunale Marco Benucci, il rettore dell'Università di Cagliari Francesco Mola e tanti altri ospiti istituzionali, che al di là del ruolo, in questa mattina che celebra la vita, sono semplici uomini e donne che si lasciano trasportare dall'emozione.
E ovviamente non mancano i vertici dell'Azienda ospedaliero-universitaria del capoluogo. «È un privilegio enorme essere qui oggi e prendere parte a un evento che celebra la forza delle donne che stanno affrontando un momento difficile della loro vita e si ribellano all'essere identificate da un profilo diagnostico come spesso accade», commenta il commissario straordinario Vincenzo Serra.
«Questa manifestazione rappresenta una presa di coscienza forte del cambiamento che c'è in campo oncologico e in generale della medicina, con la crescente attenzione agli aspetti relativi all'animo dei pazienti e non più solo al corpo», aggiunge il direttore sanitario Claudio Massimo Fantini. Concetto ripreso anche da Gabriele Finco, direttore dell'Anestesia e delle cure palliative: «Cure che offrono uno straordinario servizio sociale, e davanti a una popolazione che continua a invecchiare diventano ancora più preziose e fondamentali per ritrovare il rapporto con il paziente che non ha bisogno soltanto di medicine». “Vestiamoci di vita” ne è la conferma, e ancora una volta ha ricordato quell'immenso oltre che sta dietro una diagnosi.
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