La storia

«Noi, figli di Barbagia, Coro di Cagliari per riconoscenza» 

Il direttore artistico Bastiano Pugioni: una passione comune per le tradizioni 

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È martedì sera nel cuore della Marina di Cagliari, tra vicoli antichi e luci calde. All’interno di un locale del complesso di Sant’Eulalia, dalle pareti intrise di storie, si alzano le prime note del Coro di Cagliari. Nato nel 2022 quasi per gioco, tra amici e bicchieri di vino, il coro ha oggi un’identità precisa: è maschile, ha radici profonde nella tradizione nuorese, ma porta il nome della città.

Una passione comune

«Il coro nasce da persone provenienti dalla provincia di Nuoro», racconta Bastiano Pugioni, direttore artistico, «accomunate dalla passione per la musica tradizionale sarda e dalla volontà di stare insieme. Ci siamo resi conto che non esisteva un coro istituzionale a Cagliari, e ci siamo detti: perché non chiamarlo Coro di Cagliari?». All’inizio erano amici che cantavano per diletto. Fabrizio Gungui, di Mamoiada, e Giannetto Zori, di Orune, hanno proposto di mettere insieme le voci: «Io sono stato “agganciato” durante una vendemmia a Ussana», racconta Pugioni. «Siamo andati a pranzare in campagna e da lì è partita l’idea. Non eravamo esperti, ma avevamo voglia di divertirci, e questo ha fatto nascere prima di tutto uno spirito di amicizia». Oggi il coro supera le venti voci e spazia dai ventenni agli ottantenni, con un legame che va oltre la musica: «Quando cantiamo in venti, la qualità sale, e tutti imparano insieme. Ci vuole continuità, perché la coralità non è un talento isolato, ma uno sforzo collettivo. Non siamo professionisti, siamo dilettanti appassionati, ma il maestro Boris Smocovich, arrivato a Cagliari bambino, con la sua esperienza internazionale, ci aiuta a crescere e a dare forma al nostro progetto».

Prove e convivilità

Le prove si tengono il martedì e il giovedì, dalle 19 alle 21.30, e terminano sempre con il “terzo tempo”, un momento di convivialità in cui si consolidano amicizie e nuovi legami. La sede, nel quartiere della Marina, è stata messa a disposizione grazie all’interessamento di Gianluca Mureddu, presidente regionale di centri commerciali naturali e membro del coro e di don Marco Lai, direttore della Caritas. «Siamo campioni internazionali del terzo tempo», sorride Pugioni, «ma in realtà serve per cementare la conoscenza tra i coristi, per chiacchierare e per invitarne di nuovi. La formula ha funzionato: abbiamo attratto curiosi e nuovi cantori, qualcuno resta, qualcuno diventa amico del coro, ma tutti condividono la passione».

I momenti “pubblici”

Ma il Coro di Cagliari non è solo canto: è una presenza culturale nella città. Dai mercatini di Natale alle serate estive, le voci maschili del coro animano le strade e portano allegria. «Quando siamo arrivati siamo stati accolti a braccia aperte e questo è il nostro modo di restituire qualcosa alla città che ci ha adottato. Molti di noi abbiano impegni fuori dalla provincia, ma alla fine continuiamo a restare e vivere qui. Il Coro porta avanti anche progetti come Boghes, promosso con il contributo della Regione, che riunisce sette cori con performance basate su ricerche storiche e musicali: «Nel 2024 abbiamo esplorato su Deus ti salvet Maria, quest’anno il filo conduttore sarà Procurade ‘e Moderare con interventi di esperti e accademici. Vogliamo fondere tradizione e ricerca, rendere la coralità un momento di cultura e comunità». Nonostante la popolarità crescente in pochi anni, il coro guarda ancora all’Isola, «ma ci sono già contatti con circoli dei Sardi in Italia e appena ci muoveremo», aggiunge Pugioni, «la musica ci farà sentire a casa ovunque. È una passione che supera le distanze».

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