Sanità

Neuropsichiatria negata ai bambini: accuse alla Regione 

La Garante per l’infanzia: intervenga sul caso Lanusei 

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La neuropsichiatria infantile negata alle famiglie, costrette a tempi biblici di attesa per una diagnosi, diventa un caso regionale. E se ne fa carico la Garante regionale per l’infanzia e l’Adolescenza Carla Puligheddu, che invita l’assessore regionale alla Salute Armando Bartolazzi a intervenire per garantire a tutti i minori della Sardegna, affetti da patologie, cure adeguate e sollecite per eliminare le lunghe liste di attesa che esistono in ogni struttura dell’Isola. «Il servizio di neuropsichiatria infantile di Lanusei deve essere messo nelle condizioni di garantire ai piccoli pazienti cure tempestive. Le istituzioni devono considerare le politiche per l’infanzia nella nostra Regione, non come un costo ma un investimento. Questo caso è solo l’ultimo di una serie di disservizi che anziché attenuarsi sembrano aggravarsi. I piccoli pazienti e le loro famiglie spesso attendono anni per una visita specialistica neuropsichiatrica. Difendere la salute dei bambini, mettendoli nella condizione di accedere con pari opportunità ai servizi sanitari significa promuovere la salute intesa come uno stato di benessere fisico, mentale e sociale, promuovere l’integrazione scolastica e il diritto all’istruzione. Esorto l’Assessore Bartolazzi e la Asl Ogliastra ad adoperarsi con sollecitudine per garantire ai minori il diritto di beneficiare del servizio sanitario, seguendo procedure prioritarie tali da restituire dignità al territorio, con l’abbattimento delle liste d’attesa».

Nido chiuso

Il punto nascite di Lanusei è un altro tasto dolente della sanità ogliastrina. A volte i bimbi nascono anche nel reparto chiuso del Nostra Signora della Mercede. Con tutti i rischi annessi e connessi del caso. È successo pure ieri mattina, quando ha partorito una giovane mamma di Ulassai. Al parto hanno assistito (anche) il pediatra e il ginecologo. Quest’ultima figura mancava la notte precedente, quando una donna di Arzana è arrivata in condizioni critiche al Nostra Signora della Mercede. Avrebbe dovuto partorire qui, proprio in virtù dell’urgenza, ma l’indisponibilità del ginecologo ha impedito di portare avanti l’intervento, suggerendo ai medici il trasferimento della donna - alla quarta gravidanza - al San Francesco di Nuoro dove nelle ore successive è avvenuto il lieto evento.

L’odissea

In Ogliastra è vietato nascere. Almeno ufficialmente. Perché il nido dell’ospedale di Lanusei è chiuso da 1.458 giorni. Anzi funziona a singhiozzo con elevati rischi sia per le partorienti che per il personale sanitario chiamato a intervenire nei casi di emergenza. Quando, in men che non si dica, la direzione del presidio deve organizzare un’équipe, spesso richiamando qualche medico fuori servizio, per far nascere il bebè. È successo anche lo scorso febbraio, quando una gestante di Tortolì è arrivata in ambulanza in Pronto soccorso. Aveva un’emorragia in corso. Anche in quella circostanza, i vertici hanno riunito in tutta fretta l’équipe e la donna è stata portata in sala operatoria. Dal suo ingresso alla nascita del suo secondogenito sono passati 360 secondi. Il rischio che potessero sorgere complicanze, anche drammatiche, è stato altissimo. Spesso, in questi quattro anni, è capitato che le puerpere venissero soccorse dall’elicottero dell’Areus quasi a domicilio. In altre occasioni qualche mamma ha partorito in mezzo alla strada. Tutto perché a Lanusei mancano le figure adeguate a garantire un servizio essenziale.

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