Vertice.

Netanyahu a Mar-a-Lago: cresce l’insofferenza del presidente Usa 

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WASHINGTON. A sole 24 ore dall’incontro con Volodymyr Zelensky, Donald Trump ha ricevuto a Mar-a-Lago Benyamin Netanyahu. Il quinto faccia a faccia tra i due da quando Trump è tornato alla Casa Bianca arriva in una fase particolarmente delicata per il Medio Oriente, tra Gaza, Iran, Siria e Libano. Il tycoon, che ama definirsi “presidente della pace”, appare sempre più insofferente verso alcune azioni israeliane degli ultimi mesi e impaziente di avviare la fase due a Gaza dopo il fragile cessate il fuoco da lui personalmente finalizzato a ottobre. Una tregua messa a dura prova dalle continue operazioni israeliane nell’enclave che, secondo il ministero della Sanità palestinese, hanno causato oltre 400 morti.

Il presidente americano ha sottolineato che la ricostruzione nella Striscia inizierà «molto presto, il prima possibile», ma solo a condizione del disarmo di Hamas.

«Bibi? Eroe di guerra»

Proprio nelle stesse ore, il nuovo portavoce delle Brigate Ezzedine al-Qassam, Abu Obeida, ha ribadito in un video su Telegram che il gruppo non rinuncerà alle armi e continuerà a difendersi fino a quando l’occupazione non finirà. Netanyahu, dal canto suo, resta riluttante a ritirarsi ulteriormente da Gaza e chiede la restituzione dei resti dell’ultimo ostaggio, Ran Gvili, prima di avviare le fasi successive, condizionando anche l’apertura del valico di Rafah. Trump ha elogiato il premier israeliano definendolo «eroe di guerra» e fiducioso che otterrà la grazia presidenziale nel processo per corruzione.

Iran, Siria e Libano

Gaza è solo uno dei cinque dossier sul tavolo. Sul fronte Iran, Netanyahu spinge per una politica più aggressiva, mentre Trump minaccia nuovi attacchi se Teheran rilancerà programmi nucleari o missilistici, invitandola però a trovare un accordo.

Sulla Siria, Trump ha mostrato apertura verso il presidente Ahmed al-Sharaa, suscitando perplessità in Israele, mentre sul Libano Washington punta sulla diplomazia, contrariamente a Tel Aviv, scettica sulla capacità di Beirut di contenere Hezbollah senza un intervento militare.

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