Nessuna notizia da Roma, continua la protesta all’Eurallumina di Portovesme.
Dopo una notte di pioggia gli operai sul silo a quaranta metri di altezza ieri hanno dovuto fare i conti con il maestrale in una lunga giornata di attesa, scandita da telefonate in cerca di notizie sulla riunione del Comitato di sicurezza finanziaria. Da lì dovrebbe arrivare la decisione sulla continuità operativa dell’Eurallumina: sì o no allo sblocco dei fondi ministeriali che scongiurerebbero la liquidazione della società, dopo che la Rusal ha interrotto il trasferimento dei fondi. Ma fino a tarda sera a Portovesme non era giunta nessuna novità. «Siamo ad un bivio – dice Davide Boi, delegato Uiltec, uno dei lavoratori da die giorni sul silo - Il paradosso è che tutto questo sta succedendo proprio ora che ci sono le autorizzazioni ambientali, c’è il Dpcm per l’arrivo del gas e c’è un piano di rilancio da 400 milioni di euro». Le sanzioni che il Comitato di sicurezza finanziaria ha deciso per l’Eurallumina, di proprietà della Rusal, rischiano di far crollare il progetto di rilancio della fabbrica. «Da sedici anni siamo in lotta per il nostro posto di lavoro – dice dal silo Simone Zucca, lavoratore e delegato della Femca Cisl – alle fabbriche della Rusal in altri Stati europei non sono state imposte sanzioni, in Italia sì, con le conseguenze che purtroppo stiamo toccando con mano». Torna il buio e gli operai si preparano a passare un’altra notte in protesta, a quaranta metri d’altezza. «Stiamo aspettando un riscontro sulla riunione – dice Enrico Pulisci, lavoratore e delegato della Filctem Cgil – serve urgentemente il via libera ai fondi ministeriali per la gestione della fabbrica, lo prevede la legge».
A Portovesme ieri è arrivata anche una delegazione sindacale per portare solidarietà ai lavoratori Eurallumina. «Non si può aspettare il 10 dicembre – ha detto il segretario regionale della Cgil Fausto Durante incontrando i lavoratori – il ministero deve convocare prima il confronto e deve adoperarsi perché le risorse economiche congelate alla Rusal siano sbloccate, come avviene in Svezia, Germania e Irlanda: è inaccettabile che i lavoratori del Sulcis debbano pagare questo prezzo».
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