Nella Manovra attualmente all’esame del Senato potrebbe arrivare la conferma della stretta sugli affitti brevi, sul cui tema si è anche espressa Giorgia Meloni (che ha comunque demandato la decisione finale al Parlamento): la premier ha difeso la ratio della misura che punta a favorire gli affitti lunghi in favore delle famiglie, spesso penalizzate dalla filosofia degli affitti brevi.
Secondo fonti qualificate dal fronte della maggioranza si starebbe lavorando a limature alla legge di bilancio per trovare un punto di equlibrio. Il pomo della discordia, che ha creato un po’ di tensione nelle strategie legate alla finanziaria del 2026, è proprio l'inasprimento della tassazione sugli affitti brevi. La cedolare secca al momento resta al 21 per cento se la prima casa viene affittata senza intermediazione di portali internet, come Airbnb, altrimenti l'aliquota salirà al 26 per cento, che è la stessa che riguarda le seconde case. Negli ambienti di governo è emerso che Forza Italia e la Lega hanno l’intenzione (con tanto di promessa più o meno ufficiale) di volerla cancellare perché questo significa «colpire i piccoli proprietari». Dal fronte opposto il M5S sottolinea che la cedolare secca sia «l’arma di distrazione di massa» sulla pressione fiscale «record, al 42,8%». Meglio sarebbe, secondo il partito di Conte, abbassare la tassazione sugli affitti lunghi.
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