Via Cadello.

«Monte Claro, il nostro Central Park» 

Promossi cura del verde e servizi ma «troppi i cantieri ancora incompiuti» 

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Nel cuore di una delle zone più trafficate della città, tra i quartieri di Is Mirrionis, Fonsarda e Pirri, il parco di Monteclaro continua a rappresentare un’oasi di respiro per il capoluogo sardo. Un’area verde estesa, attraversata ogni giorno da famiglie, studenti, sportivi e anziani, dove il ritmo urbano rallenta e la quotidianità trova una pausa lontana dall’asfalto.

La storia

Aperto in via definitiva al pubblico nel 2001, il parco di Montecarlo nasce dalla riqualificazione della colonia agricola dell’ex Ospedale Psichiatrico Provinciale, iniziata nel ‘95. E c’è chi ancora lo ricorda bene: «Noi veniamo da quasi quarant’anni, abitiamo nel quartiere e l’abbiamo visto trasformarsi», raccontano Carlo Salis e la moglie Simonetta Mura.«Prima c’erano i mandorleti e gli alberi di fico curati dai pazienti delle cliniche, poi sono iniziate le ristrutturazioni che l’hanno reso come lo vediamo oggi». Uno spazio adatto a tutte le età. Ovunque si vedono passeggini o bimbi sull’altalena, corridori amatoriali e studenti con lo zaino in spalla diretti verso la biblioteca in cima al colle. «Un parco curatissimo, ogni mattina si incontrano operai a lavoro e ci sono sempre piccole manutenzioni in corso» spiega Gaia Serra, giovane studentessa che frequenta abitualmente Monteclaro. «Sembra di stare al Central park o al parco del Valentino di Torino» dice sorridente Nicole Premolini, studentessa fuori sede.

Lati negativi?

Non solo prati verdi. Ad attrarre tanti frequentatori sono soprattutto le strutture del parco: la nuova pista ciclabile, il sistema bibliotecario, le aree per l’allenamento a corpo libero, i campi da calcio e la pista da pattinaggio, sedi di diverse società sportive. Accanto agli aspetti positivi, però, non mancano le criticità: lavori di ristrutturazione che vanno avanti da anni, la nuova fontana non ancora inaugurata o il ponticello in legno transennato da tempo. A sembrare trascurato è anche il laghetto centrale che «un tempo era limpido come il nostro mare, ma oggi è inspiegabilmente nero», spiega Vanda Menta mentre passeggia tra i cigni e le oche del parco. «In più c’è chi non rispetta le regole», osserva Luigi, ex docente della facoltà di Medicina e habitué del parco. «Ogni tanto si vedono sfrecciare monopattini o biciclette elettriche, un pericolo soprattutto per i più anziani». Un parco strategico anche per gli studenti universitari: posizionato vicino alla mensa di via Trentino, alle facoltà che hanno sede al Magistero, e di passaggio per i tanti fuori sede che popolano il quartiere di Is Mirrionis. «La posizione è ottima, è un parco abbastanza grande e ben curato», spiega Gabriele Meloni. «Unica nota negativa riguarda le attrezzature sportive: è vero che ci sono sbarre e parallele, ma manca il tappeto gommato, fondamentale per non ritrovarci nel fango».

Tema sicurezza

Ci si sente sicure a frequentare il parco, specialmente se donne? «Sì. Vengo qui quasi tutti i giorni anche di sera, soprattutto d’estate, e non mi sono mai sentita in pericolo», racconta ancora Gaia Serra. «È ben illuminato e molto frequentato, anche da famiglie, e questo trasmette tranquillità».

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