Lo tsunami politico-legislativo che ha investito la sanità sarda non incide sulle cure ai cittadini. Lo spiegano i primari dell’Arnas Brotzu – ieri al lavoro in ospedale come in un giorno “normale”, e in preparazione per fronteggiare il possibile sovraffollamento delle feste – in una lettera aperta a pazienti e istituzioni, necessaria, «in questo momento caratterizzato da incertezze».
Mentre il sindacato dei medici Anaao, critica l’ennesima “riforma” che ha generato il caos, e fa un appello in vista delle nomina dei nuovi manager: «Basta con le logiche di potere, servono scelte politiche coraggiose e responsabili, bisogna selezionare i dirigenti sulla base delle competenze, valorizzare chi conosce i territori e i contratti e mettere finalmente al centro i cittadini e i professionisti sanitari».
La lettera
«Desideriamo rassicurare con chiarezza e senso di responsabilità che tutte le attività cliniche, assistenziali e di emergenza-urgenza proseguono regolarmente, nel pieno rispetto degli standard di qualità, sicurezza e appropriatezza delle cure che da sempre contraddistinguono i nostri presìdi», scrivono i direttori dei dipartimenti clinici dell’Arnas e il sindacato Cimo. «Il personale sanitario – medici, infermieri, tecnici e operatori sociosanitari – continua a svolgere il proprio lavoro con professionalità, dedizione e spirito di servizio, garantendo la presa in carico completa del paziente lungo l’intero percorso diagnostico-terapeutico assistenziale».
Si è parlato di sistema sull’orlo della paralisi, dopo la sentenza della Corte costituzionale che ha decretato l’illegittimità di due articoli della legge regionale 8 di riordino della sanità, sentenza che in sintesi ha cancellato i commissari straordinari delle Aziende.
I primari assicurano la piena funzionalità dei servizi ospedalieri; la continuità delle cure per i pazienti ricoverati e ambulatoriali; la corretta gestione delle attività programmate e non programmabili; il rispetto delle procedure cliniche e dei protocolli di sicurezza.«Siamo consapevoli delle preoccupazioni che una fase di transizione può generare», proseguono, «ma sottolineiamo che la tutela della salute dei cittadini resta e resterà la priorità assoluta dell’intera comunità professionale dell’Arnas».
Il Libro Bianco
L’Anaao ha presentato nei giorni scorsi alla Camera il Libro Bianco sulla Sanità, che fotografa le distorsioni contrattuali e organizzative del Servizio Sanitario Nazionale, e «la Sardegna», sottolinea il sindacato regionale guidato da Susanna Montaldo, «è uno degli esempi più evidenti. Da anni la sanità regionale viene utilizzata come terreno di scontro politico, a ogni cambio di governo corrisponde una nuova riforma, spesso in totale discontinuità con la precedente. Si tratta di vere e proprie operazioni di smontaggio e rimontaggio del sistema sanitario regionale, con lo spostamento di ospedali, pazienti, personale, tecnologie e risorse, senza alcuna valutazione degli effetti prodotti».
Qualche esempio – spiegano i medici Anaao – riguarda, nel 2015, il trasferimento del Microcitemico e dell’Oncologico all’Azienda Brotzu, che ha determinato il depotenziamento e l’impoverimento di due ospedali di eccellenza. Poi, nel 2016 si è passati da otto aziende sanitarie a un’unica Ats; nel 2022 l’ennesima riforma ha nuovamente frammentato il sistema. A ciò si sono aggiunti ulteriori passaggi di ospedali da un’azienda all’altra – come il Marino di Alghero e il Microcitemico – che, nel giro di pochi anni, sono stati spostati e poi nuovamente ricollocati, generando caos organizzativo e disorientamento tra operatori e cittadini».
Le scelte
Tutto questo «non risponde ai reali bisogni di salute della popolazione, ma appaiono funzionali esclusivamente a logiche di potere e alla sostituzione dei vertici aziendali. È inaccettabile che da anni la sanità pubblica venga piegata a esigenze di consenso politico, attraverso commissariamenti generalizzati che azzerano competenze, professionalità e continuità gestionale. Ogni riforma improvvisata blocca la macchina organizzativa, riduce la produttività, rallenta l’erogazione delle prestazioni e compromette il diritto alla cura».
E ora, tutti di nuovo con il fiato sospeso per i nuovi direttori generali, un’operazione per niente serena e pacifica.
Conclude l’Anaao, «i manager sono sottoposti per contratto a verifiche di metà mandato sul raggiungimento degli obiettivi. È su queste valutazioni che occorre intervenire, con criteri oggettivi e trasparenti,per individuare e confermare i migliori manager in grado di far ripartire il sistema sanitario regionale».
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