Le donne in piazza

Marea fucsia contro il patriarcato 

In 70mila per Non una di Meno. Omaggio a Vanoni, fischi a Nordio e Roccella 

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Roma. Fumogeni fucsia che colorano il cielo, chiavi che tintinnano come un allarme collettivo, cartelli e bandiere a perdita d’occhio. In settantamila, secondo le organizzatrici, hanno partecipato al corteo nazionale transfemminista di Non una di Meno, che ha sfilato per dire no alla violenza e al patriarcato.

Lotta all’oppressione

Lo slogan “Sabotiamo guerre e patriarcato” a scandire ogni passo della marea fucsia, mentre sullo sfondo rimbalzano ancora le parole di Nordio e Roccella che hanno acceso il dibattito politico delle ultime ore. «Siamo tutte transfemministe», urla la testa del corteo partito da piazza della Repubblica e arrivato a San Giovanni. In via Merulana uno dei momenti simbolici: il silenzio, le candele. E l’omaggio a Ornella Vanoni con “La voglia, la pazzia”. Poco prima alcuni manifestanti avevano bruciato cartelli di Pro Vita e Famiglia vicino alla sede dell’associazione antiabortista. Il serpentone prosegue verso via Cavour, dove esplode il flash mob dei mazzi di chiavi, il gesto ormai universale di denuncia con la violenza domestica. E sulla basilica di Santa Maria Maggiore compaiono le proiezioni contro il precariato femminile nella scuola. Poi il lancio di due palloni giganti, con la bandiera palestinese e quella delle persone trans, a segnare l’intreccio delle lotte «contro ogni forma di oppressione».

Cortellesi

La polemica però non si placa dopo le parole del ministro Nordio. «Nel codice genetico dell'uomo c'è una resistenza alla parità dei sessi», aveva detto venerdì. E ieri torna sull’argomento: «Molto rumore per nulla. Ho detto quello che pensano tutti». Ma in piazza a rispondere sono in molti. Paola Cortellesi ha parlato di «sconforto» e di una società che «deve cambiare», Anna Foglietta ha definito «non condivisibili» le parole dei ministri: «La violenza va affrontata senza bandiere». La manifestazione si chiude tra cori e musica, con l'associazione che denuncia 78 femminicidi dall’inizio dell’anno e chiede interventi strutturali, non slogan: «La violenza patriarcale non è emergenza. È sistema».

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