La polemica.

Mantovano: «Così si favorisce lo spaccio» 

Giovani assolti per 4 chili di droga: il sottosegretario contro i giudici di Cagliari 

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«Sentenza “stupefacente” con conseguenze devastanti». C’è anche una decisione del Tribunale di Cagliari, che aveva mandato assolti due giovani trovati con 4 chili di marijuana in auto, tra quelle citate dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e braccio destro di Giorgia Meloni, Alfredo Mantovano, nel corso di una polemica che sta tenendo banco nelle ultime ore dopo un convegno sulle dipendenze al quale aveva partecipato l’esponente di governo.

Il caso

All’incontro pubblico il sottosegretario aveva parlato di «sentenze stupefacenti», indicando quelle che – a fronte di qualche chilo di droga – confluivano poi in assoluzioni per uso personale. A lui aveva risposto, indignato, il presidente della Corte d’Assise d’Appello di Roma, Vincenzo Capozza, che – rivolgendosi al sottosegretario – gli aveva chiesto di citare a quali sentenze si riferisse, sollevando dubbi, e arrivando a ipotizzare sanzioni disciplinari per «l’applicazione stravagante, anzi “stupefacente”, delle norme». Così Mantovano ha citato la sentenza di Cagliari (assolti due arrestati “in possesso di 3,975 kg di marijuana, col 15,9% di THC”, idoneo secondo i periti a “confezionare 22.387 dosi”), ma anche pronunce dei Tribunali di Siracusa, Cassino, Corte d’appello di Milano, Tribunale di Firenze e Roma. Verdetti che, per il sottosegretario, favorirebbero «la diffusione e lo spaccio di stupefacenti. Non so se tutto ciò sia materia di disciplinare: è questione che non mi compete. Certamente vi è un problema di inadeguata percezione della gravità del fenomeno».

Il caso isolano

La decisione del Tribunale cittadino risale a qualche mese fa, dopo l’arresto di un 22enne e un 23enne, fermati il 20 settembre scorso dai carabinieri con circa 4 chili di marijuana nel sedile posteriore della loro BMW 530: 7 buste, ciascuna con 580 grammi. I due, assistiti dagli avvocati Emanuele Pizzoccheri e Alberto Marcis, si erano difesi dicendo di aver acquistato della cannabis light, indicando anche il nome del rivenditore (regolarmente autorizzato) e esibendo la ricevuta. L’esaminata la sostanza, però, era emerso un tasso medio di 15,9% di principio attivo del THC, pari a 22.387 dosi singole. Il rivenditore era stato sentito dal giudice e aveva spiegato che, con ogni probabilità, si sarebbe trattato di una contaminazione della cannabis light (con principio da 0,6%) con quella vera. Pur dubitando dell’attendibilità del testimone, il Tribunale aveva assolto i due giovani perché era mancata la prova della finalità dello spaccio: oltre al dato ponderale (ovvero l’effettiva quantità elevata della marijuana), non sarebbe emerso altro che permettesse al giudice di condannare. Da qui l’assoluzione che ha scatenato le polemiche. La sentenza è stata appellata dal pm Gilberto Ganassi. E ieri, pur con il Tribunale chiuso, tanti magistrati cagliaritani, pur senza esporsi in prima persona, erano concordi col respingere la polemica perseguendo il principio che «le sentenze si criticano e, se sbagliate, si impugnano. Ma senza delegittimare i giudici».

Burro alla marijuana

E sempre sul fronte della marijuana – ma in una vicenda del tutto slegata al caso precedente – ieri i carabinieri del Nucleo investigativo di Cagliari hanno arrestato (ai domiciliari) Emanuele Fanzecco, impiegato di 28 anni, per detenzione di due chili di marijuana. Dopo settimane di indagini è scattato il blitz col sequestro di tre confezioni di stupefacente, due bilancini di precisione, ma anche un panetto di burro alla marijuana di 285 grammi (con olio di cannabis). Il burro, ipotizzano i militari, sarebbe servito per cucinare dolci con proprietà droganti, pratica ritenuta pericolosa dai carabinieri e diffusa in ambienti giovanili, mai ancora riscontrata nell’Isola. Difeso dall’avvocato Simone Roggeri, il 28enne, incensurato, comparirà oggi in Tribunale per la convalida.

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