Conti pubblici

Manovra, c’è il taglio Irpef Meloni: aiuto al ceto medio 

Cala l’aliquota per i redditi tra 28mila e 50mila euro Sì alla rottamazione in 9 anni, prorogati i bonus casa 

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Nuove misure per la famiglia e la natalità, il promesso taglio dell'Irpef per il ceto medio, 2 miliardi per dare slancio ai salari, interventi per le imprese, risorse alla sanità. E poi una nuova rottamazione che non sarà un “condono” per i più furbi. Sale, anche se progressivamente, l’età per andare in pensione dal 2027. Il tutto coperto con tagli ai ministeri, rimodulazione del Pnrr e l’importante contributo di banche e assicurazioni.

La manovra vale 18,7 miliardi ed è «molto seria ed equilibrata», sintetizza la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, che ringrazia i ministri per «il lavoro di squadra e le banche per una disponibilità non scontata».

Le misure

È proprio grazie all'intesa raggiunta in extremis nella maggioranza sul contributo degli istituti, infatti, che si blocca lo stallo e la manovra può arrivare in Consiglio dei ministri, che la approva dopo poco più di un'ora. Sono serviti due vertici serali per mettere d'accordo Lega e FI e intensi contatti con gli istituti. La soluzione trovata è un mix di interventi strutturali e congiunturali, tra cui l’aliquota agevolata al 27,5% per svincolare le riserve, che ora è facoltativa ma poi salirà - ed è questa la leva su cui punta il governo per spingere ad aderire - e l'aumento di 2 punti dell’Irap. Misure nel complesso «assorbibili» dal sistema, assicura il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti, che non teme «contraccolpi e si aspetta uno sforzo di sistema». Le banche però al momento restano alla finestra, in attesa di vedere l'articolato nero su bianco. E come le banche, anche i ministeri «non saranno contenti» per i tagli in arrivo, riconosce il titolare del Mef. Un'agitazione che si sarebbe notata anche durante Cdm, con un intenso via vai, a perorare ciascuno la propria causa.

L’intesa

L'intesa nella maggioranza, intanto, è bastata a rasserenare il clima. La dimostrazione plastica la dà la scelta a sorpresa della premier di presentarsi in conferenza stampa, affiancata dai vicepremier Antonio Tajani e Matteo Salvini. «Abbiamo lavorato con serenità, buonsenso e compattezza, guardando al risultato», li ringrazia, insieme a tutta la maggioranza.

Soddisfatti i due ministri, che rivendicano ciascuno i temi più cari: Tajani il ceto medio, i salari, le imprese, la sanità; Salvini la pace fiscale e il contributo ai genitori separati.Sorride anche il titolare dell'Economia, tornato in mattinata dopo 36 ore negli Usa per gli incontri del Fmi: «Ho venduto tutta questa merce alle agenzie di rating, presumendo che il cdm le approvasse, quindi sono molto soddisfatto che non mi hanno smentito platealmente».

E un plauso ai conti italiani arriva anche dal Fondo monetario, che definisce i risultati sul deficit «fantastici».

«Più leggera del passato»

La presidente del Consiglio ci mette la faccia e illustra i principali contenuti della quarta legge di bilancio del suo governo. È «più leggera delle precedenti», ma pesa la «situazione complessiva», puntualizza, ricordando i 40 miliardi che lo Stato deve spendere nel 2026 per il Superbonus. Le priorità partono dalla famiglia, con l'aumento del bonus mamme, la social card e l'esclusione - con un tetto - della prima casa dall’Isee.

Per i salari, oltre all’atteso taglio dell'Irpef al ceto medio (cala l’aliquota tra i 28mila e i 50mila euro), arrivano 1,9 miliardi sui salari, dalla detassazione dei premi all'Irpef al 5% per gli aumenti contrattuali dei redditi più bassi. Per le imprese si va dall’iper e super ammortamento fino al 220% (4 miliardi, ma aumenteranno - è la promessa) ai crediti di imposta per le Zes, «parliamo di circa 8 miliardi di investimenti», sottolinea Meloni. Proprio la cifra richiesta da Confindustria, che infatti plaude: «Siamo stati ascoltati», dice il presidente Emanuele Orsini.

Nuove risorse anche per la sanità: l'obiettivo è assumere 6.300 infermieri e mille medici. Altra priorità è la difesa, sottolinea Meloni: manteniamo gli impegni senza togliere niente dalle altre voci.

I dettagli vengono affidati a Giorgetti. Meloni, se ne deve andare prima (è attesa a Verona per i funerali dei carabinieri), insieme ai vicepremier, e lo saluta con un «in bocca al lupo» e una pacca sulla spalla: «Ve lo lasciamo in ostaggio», sorride. Il ministro chiarisce che il beneficio del taglio dell'Irpef verrà sterilizzato sopra i 200mila euro, che l’aumento dell’età pensionabile parte con un mese nel 2027 e due nel 2028, che gli assegni minimi aumenteranno di 20 euro, che la rottamazione non sarà «un condono per chi ha evaso». La parola ora passa al Parlamento, dove la manovra è attesa entro il 20. «Queste sono le proposte del governo - puntualizza Giorgetti, che non vede “tesoretti” – poi il Parlamento è sovrano».

Le opposizioni

Le opposizioni intanto già bocciano le misure dell'esecutivo: la manovra «più modesta e rinunciataria» degli ultimi anni, dice il Pd; una «manovrina» con cui si cerca «di resistere con un secchiello ad uno tsunami».

«Giorgia Meloni va dopo tre anni in conferenza stampa a presentare un provvedimento del governo senza rispondere ad alcuna domanda e scappando dai giornalisti, mentre invece avrebbe dovuto spiegare al Paese come mai nella legge di bilancio ci sono poche misure spot sul lavoro e sulla grave crisi dei salari in Italia. Sembra che il governo abbia voluto chiudere gli occhi davanti ai dati reali sulla situazione salariale e contrattuale degli italiani e abbia voluto tapparsi le orecchie di fronte alle parole del presidente Mattarella, che ha rilanciato l'allarme sulle forme di dumping contrattuale che riducono i diritti e le tutele dei lavoratori, abbassando i salari e provocando concorrenza sleale fra imprese», dice il segretario di Più Europa Riccardo Magi.

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