Appello su Videolina dell’ingegnere di Calangianus

«L’ora legale aiuta la nostra salute e tutta l’economia» 

Intervista a Domenico Cassitta: l’Isola trarrebbe vantaggi anche per il turismo 

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Più luce, più salute. L’Europa è d’accordo e nel 2019 dice sì all’ora legale “permanente”. Ma l’idea di abolire il cambio di orario è di un anno prima, quando la Commissione presieduta da Jean-Claude Junker avvia una consultazione che avrà un risultato boom: 4,6 milioni di votanti, con l’84% di favorevoli allo stop del cambio semestrale. Il Parlamento europeo accoglie, ma non va oltre il via libera a una mozione: bene l’ora legale permanente ma decidano i singoli Stati. Da allora tutto fermo, con l’Italia prudente e in osservazione. Se ne riparla ora: il deputato leghista Andrea Barabotti con l’associazione Consumerismo No Profit e la Sima, la Società Italiana di Medicina Ambientale, presenta 352mila firme alla Commissione Attività produttive di Montecitorio per una “indagine conoscitiva”. L’ora legale approda così in Parlamento. Prima l’indagine, poi una risoluzione in Aula entro il 30 aprile e infine la proposta di legge, entro il 30 giugno. Ma quanto vale quell’ora di luce in più? In bolletta, in Italia, 180 milioni risparmiati. Ma prima ci sono i benefici per la salute. Li riassume Domenico Cassitta, ingegnere di Calangianus, delegato per la Sardegna della Sima. Nel 2018 ha varato la sua start-up Radoff, oggi leader mondiale nel monitoraggio del gas radon e delle polveri sottili.

Luce valore ambientale. Sembra scontato.

«Quando parliamo di ambiente pensiamo sempre all’aria, ai cambiamenti climatici, all’acqua. E spesso dimentichiamo la luce. È un elemento fondamentale, è il tempo».

Che cosa ce lo fa ricordare?

«Il fatto che è una vera informazione biologica. Perché regola il nostro organismo, sincronizza i nostri ritmi circadiani, pressione, temperatura corporea, ormoni. E poi orienta il sonno, l’energia, l’umore. Plotino, erede di Platone, diceva che la luce è l’essenza che si espande. È in questa espansione che la Sima studia la luce».

Sembra una frontiera inesplorata.

«La luce entra in gioco nel corpo sociale. Viviamo un mondo basato sul tempo degli impegni. Va tutto sempre più veloce. Ma il nostro organismo segue il tempo della luce, ecco il punto di vista della medicina ambientale».

Ma sottrarsi a questi ritmi non è facile.

«Dobbiamo ricordarci che il nostro corpo è progettato per seguire l'alternanza naturale tra buio e luce. Il cambio brusco fa male, produce il cosiddetto “jet lag sociale”».

Tipo aereo? Conseguenze?

«Disturbi del sonno, riduzione della concentrazione, calo delle performance scolastiche, aumento dello stress, peggioramento dell’attenzione soprattutto nelle prime ore del mattino».

Più stabili con l’ora legale permanente?

«Riduce questo shock. Perché mantiene coerente il nostro ritmo con il nostro orologio interno».

Se pensiamo ai ritmi della politica…

«L’ora legale permanente non è una questione italiana ma praticamente mondiale. Investire il Parlamento con quasi 360mila firme, avere uno studio non “pubblicato” ma riconosciuto ufficialmente e che porta a una legge è un grande passo. Si affronta il tema in maniera ordinata, con esperti allo stesso tavolo. Diventa un’operazione organica. In America c’è già una legge simile, ma non ancora approvata dal Senato».

Facciamo i sentimentali: la nostra luce. Sarda e italiana.

«Mi passi l’inglesismo: abbiamo le nostre “features” importanti (Cassitta ci parla da New York, ndr). Latitudine, vocazione turistica. La Sardegna trarrebbe grandi vantaggi. Da noi la luce è diversa, è più lunga, più calda, più costante. Il tramonto arriva tardi, l’aria della sera è già vivibile per gran parte dell’anno».

Secondo lei l’opportunità è chiara?

«Basterebbe pensare a tutte le attività all'aperto: sociali, sportive, economiche. Io sono gallurese, immagino anche un turismo più lungo. Avere più luce nelle ore serali significa più vita, più movimento, più benessere psicologico».

E non a caso la Spagna insiste per il sì.

«Sa che il punto è la gestione intelligente della luce. Quindi i vantaggi per le comunità. Mi pare una scelta naturale, non ideologica. Anche per la politica è la volta buona».

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