Il conflitto

L’Iran attacca ancora Israele colpisce Teheran 

Un morto in Galilea. Colpiti depositi di carburanti iraniani Netanyahu: sappiamo che i vertici del regime fanno le valigie 

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Tel Aviv. Nuova notte di attacchi e contrattacchi missilistici fra Israele e Iran. Intorno alle 22,20, poco dopo l’annuncio della tv iraniana che lo Stato ebraico sarebbe stato colpito, una seconda ondata dell’Operazione “Vera Promessa 3”, in rappresaglia per i raid di venerdì, l’Iran ha scagliato decine di missili. Il sistema di protezione israeliano ne ha abbattuti diversi e altri sono cadutiin Siria, mentre dalle forze armate israeliane partiva alla volta dei cellulari dei cittadini l’avviso che bisognava raggiungere i rifugi. Poco più tardi le autorità iraniane hanno annunciato che un missile aveva fatto una vittima in Israele a Tamra, nella Bassa Galilea, mentre i soccorritori parlavano di 14 feriti nella zona di Haifa. Alle 23,14 le forze armate israeliane hanno inviato un secondo messaggio sui telefoni della popolazione, indicando che l’allerta era cessata e si poteva uscire dai rifugi. Di lì a un quarto d’ora il premier Benyamin Netanyahu ha riunito il gabinetto di sicurezza e affari esteri, per fare il punto sui danni riportati nel secondo round di bombardamenti iraniani e sulle perdite militari e strategiche inflitte al nemico nell’operazione militare avviata dallo Stato ebraico contestualmente a quella israeliana, in una campagna che sembra sempre più mirata da mettere in definitiva difficoltà il regime teocratico degli ayatollah oltre che disinnescarne la capacità di dotarsi di un arsenale nucleare.

Il post del ministro

Ieri sera il ministero del Petrolio iraniano ha annunciato che un impianto petrolifero è stato attaccato nell’area di Shahran a Teheran e poco più tardi il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha postato su x il messaggio: «Teheran sta bruciando». In precedenza l’idf aveva annunciato che erano in corso diversi attacchi sulla capitale iraniana e «contro obiettivi militari». Ma l’offensiva israeliana di ieri sera non aveva come obiettivi solo infrastrutture energetiche e belliche. Secondo media israeliani e arabi Israele ha cercato di uccidere con un attacco a Sanaa, in Yemen, il capo di stato maggiore degli Houthi, Muhammad Abdel Karim al Ghammari, durante una riunione di leader Houthi. Più ambiguo, ma potenzialmente devastante dal punto di vista dell’escalation politico-militare, un annuncio precedente di pochi minuti, quando Ynet ha reso noto che un drone lanciato dall’esercito israeliano aveva preso di mira una «figura di spicco a Teheran». Per qualche tempo si è pensato che potesse trattarsi del presidente Khamenei, ma l’ipotesi non ha trovato alcuna conferma. Più tardi però una fonte dell’amministrazione ha detto che la Guida Suprema è un obiettivo, almeno potenziale.

«Bagagli pronti»

Netanyahu, nel messaggio di auguri a Donald Trump, ieri aveva sottolineato che «i piloti israeliani dai cieli sopra la capitale dell’Iran, infliggeranno colpi al regime che gli ayatollah nemmeno riescono a immaginare». «Abbiamo indicazioni che membri di alto livello del regime stanno già preparando le valigie», ha aggiunto.

Lo scacchiere

Nel mentre, dall’altra parte dell’Atlantico il Wall Street Journal riporta che venerdì l’America aveva assistito Gerusalemme nella difesa dai missili da «aria, terra e mare». E la Gran Bretagna sta dispiegando risorse in Medio Oriente, compresi jet, in seguito alle tensioni tra Iran e Israele, ha affermato il primo ministro Keir Starmer. Facendo infuriare la diplomazia iraniana, che ha avvertito Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia: «Se contribuiranno a sventare gli attacchi contro Israele, l’Iran colpirà le loro basi militari in Medio Oriente».

Stop ai negoziati

E ieri, nonostante il presidente Trump in diverse dichiarazioni ai media statunitensi avesse fatto intendere alla guida suprema Ali Khamenei che le porte del negoziato sul nucleare sono ancora aperte, l’Oman - Paese mediatore - ha annunciato che il nuovo round di colloqui previsti per quest’oggi «non ci saranno». Come si era capito dalla dura dichiarazione rilasciata in precedenza dal presidente iraniano Massoud Pezeshkian: «Il sostegno degli Stati Uniti agli attacchi di Israele contro l’Iran, in un momento in cui il Paese è impegnato in colloqui nucleari con Washington, riflette la disonestà degli Usa». Più tardi un’ulteriore secchiata d’acqua gelida sulla residua fiammella di speranza di una soluzione negoziale sul nucleare iraniano: «È insensato che questi siti pacifici vengano attaccati e che l'Agenzia resti in silenzio - ha dichiarato alla tv di Stato Kazem Gharibabadi, vice ministro degli Esteri e responsabile del dossier nucleare - L'Iran non coopererà più con l'Agenzia come faceva in passato»

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