La guerra

L’inviato di Trump ignora Zelensky Gas russo, stop Ue 

Dopo il vertice con Putin Witkoff annulla l’incontro 

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Mosca. Il termometro della diplomazia segna freddo polare per Kiev, dopo il nulla di fatto nella riunione fiume al Cremlino tra Vladimir Putin e gli emissari di Donald Trump sull’ultima versione del piano di pace Usa. Sui nodi chiave - territori, garanzie di sicurezza e rapporti Nato-Kiev - Mosca è sembrata arretrare poco o nulla, e gli Stati Uniti sono stati costretti a prenderne atto. In questo stallo è saltato l’incontro tra Volodymyr Zelensky e Steve Witkoff, forse proprio su pressioni russe. E così il mediatore ucraino Rustem Umerov ha avviato consultazioni con i partner Ue e Nato a Bruxelles, iniziando a programmare una nuova missione a Washington.

«Trenta chilometri»

Putin «non ha respinto il piano americano, ma solo alcune parti», ha puntualizzato Dmitry Peskov, aggiungendo che le due parti stanno conducendo un lavoro a livello di esperti che dovrebbe diventare la base per contatti a livello più alto. Nella sostanza, tuttavia, le distanze tra Mosca e Kiev restano considerevoli. Marco Rubio, che in giornata ha sentito anche Antonio Tajani, ha riassunto così: «Stanno letteralmente combattendo su uno spazio di circa 30-50 chilometri e il 20% della regione di Donetsk che rimane», aggiungendo che ora il punto è «capire cosa potrebbero sopportare gli ucraini». Anche Washington ammette che «bisogna tenere conto della loro posizione» e lavora per «assicurarsi che non vengano mai più invasi, che venga protetta la sovranità e l’indipendenza e che la loro economia possa tornare a prosperare». Poi c’è la questione delle garanzie di sicurezza con l’opzione Kiev nella Nato, che resta una linea rossa per il Cremlino. Witkoff, dopo l’incontro con Putin, avrebbe dovuto raggiungere Zelensky a Bruxelles, ma il meeting è stato annullato, riportano i media ucraini, senza specificarne il motivo. La versione russa è che gli inviati di Trump avevano «promesso» allo zar di tornare direttamente a Washington. E che il momento sia poco favorevole agli ucraini è confermato da diversi analisti citati dal Wp, secondo cui l’incontro serviva al Cremlino solo per convincere gli americani ad aumentare la pressione sull’Ucraina perché si arrenda. Putin, si rileva, è soddisfatto dell’andamento della guerra, quindi non ha motivo di fermarsi.

Il dilemma degli asset

L’Ue intanto risponde a Putin e lo fa puntando ancora una volta alle casse del Cremlino, con l’accordo tra Consiglio e Parlamento europei sullo stop al gas russo. I contratti di fornitura a breve termine conclusi prima del 17 giugno 2025 dovranno essere interrotti entro il 25 aprile 2026 per il gnl e dal 17 giugno 2026 per il gas da gasdotto. Per i contratti a lungo termine di gnl il divieto si applicherà dal primo gennaio 2027. «Faremo ricorso alla Corte Ue», ha tuonato l’Ungheria Diverso il caso dell’uso degli asset congelati di Mosca.

Ursula von der Leyen ha alleggerito alcuni aspetti dello strumento, rafforzandone la rete di garanzie. La partita della presidente della Commissione resta tuttavia aperta e il Belgio, che detiene gran parte dei beni congelati di Mosca, ha già anticipato che la sua posizione resta contraria. Sull’uso degli asset l’appuntamento chiave resta quello del summit europeo del 18 dicembre.

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