Riforme

«Legge statutaria, il nuovo volto della Regione» 

Si è insediata la commissione speciale biennale per scrivere e approvare le norme 

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Ci provò sempre il centrosinistra, nel 2008, ma senza riuscirci. Diciassette anni dopo il Consiglio regionale è di nuovo impegnato a scrivere la prima legge statutaria, cioè lo strumento con cui la Regione può definire le proprie regole interne: modalità di elezione dell’Assemblea, del presidente della Regione e della Giunta; la sfiducia; i casi di ineleggibilità e incompatibilità; i rapporti tra organi della Regione; l’esercizio del diritto di proposta legislativa da parte dei cittadini; la disciplina del referendum regionale. Ieri la stagione delle riforme è stata avviata con l’insediamento della commissione speciale sulla legge statutaria. «Ci siamo dati ventiquattro mesi di tempo per approvarla», ha annunciato il presidente del Consiglio regionale e della commissione stessa, Piero Comandini.

Tutto in due anni

Quindi, ha confermato, entro due anni si potrà avere una legge elettorale nuova: «È un momento storico perché stiamo facendo un qualcosa che non è mai stato fatto». Solo la dichiarazione di decadenza della presidente Alessandra Todde potrebbe interrompere il processo riformatore.

La mancanza della statutaria si sente. Oggi, ha fatto notare Comandini, «se avessimo avuto la legge statutaria, non ci saremmo trovati in questa situazione di vuoto normativo che ha portato alla richiesta di decadenza della presidente Alessandra Todde».

La legge bocciata

Altro esempio pratico: le proposte di legge di iniziativa popolare. Non è indicato da nessuna parte il numero di firme necessarie per la presentazione. Motivo per cui si fa riferimento alla regole delle diecimila sottoscrizioni previste nella legge ordinaria in analogia con quanto accadeva prima. Ecco perché nei mesi scorsi il Consiglio ha giudicato ammissibile la proposta Pratobello 24 (210mila firme) e invece, è notizia di ieri, inammissibile la proposta di modifica di legge elettorale “Liberamus su votu” (circa ottomila firme) e promossa dalla “Rete SarDegna iniziativa popolare” rappresentata da Lucia Chessa.

Al di la’ delle forme di governo, per Comandini è importante «la revisione della legge 1 del 1977 che riguarda l’organizzazione della Regione e le competenze degli assessori». La nuova statutaria, dunque, potrebbe diminuire le attuali dodici deleghe. E poi c’è la partita delle norme di attuazione delle norme dello Statuto. «Abbiamo applicato poco la parte dello Statuto che ci avrebbe consentito, in un rapporto con lo Stato, di migliorare e attribuzioni previste dallo Statuto stesso». E in effetti il confronto con altre Regioni a statuto speciale è impietoso: «La Sardegna ha approvato 33 norme di attuazione, la Sicilia 59, 207 il Trentino. È ora di cambiare passo».

Volontà trasversale

Per l’approvazione della legge statutaria è richiesta la maggioranza assoluta dei membri dell’Assemblea. Tradotto: la volontà di riformare la Regione dovrà essere trasversale. In questi 24 mesi dedicati all’elaborazione del testo saranno ascoltati dalla commissione speciale i governatori che si sono succeduti in questi anni. Alla prima audizione parteciperà l’attuale presidente Alessandra Todde. Della commissione fanno parte tutti i capigruppo del Consiglio regionale. «Cercheremo di fare le cose più utili per migliorare la macchina e definire le prerogative della Regione, anche nei rapporti con lo Stato», ha dichiarato Paolo Truzzu di FdI, «servirà almeno un anno, speriamo che il tempo ci sia...». Per Alessandro Sorgia, capogruppo del Misto, «finalmente il Consiglio torna al centro del processo di riforma del nostro Statuto, così come previsto dall'articolo 15 dello Statuto speciale». La riforma dello Statuto, ha spiegato l'ex leghista, «non è un atto tecnico né una materia da affidare a consulenze esterne, ma un processo politico e democratico che deve partire dal Consiglio, coinvolgere le istituzioni e confrontarsi con i cittadini».

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