Le “radici del colore” affondano a Oliena dove l’arte abbraccia il centro storico tra vie, chiese, palazzi, un ex collegio e il primo monumento in Sardegna che omaggia la figura femminile. Nasce così un nuovo luogo della cultura (che mira a diventare provinciale): il museo diffuso intitolato a Liliana Cano, signora della pittura scomparsa quattro anni fa.
Nella biblioteca comunale del paese barbaricino ha preso il via così un progetto ambizioso, che omaggia una delle pittrici sarde più importanti e che ha lasciato a Oliena una grande eredità ora visibile e accessibile a tutti. Oltre cinquanta le opere pubbliche che si possono ammirare in otto tappe all’interno del centro abitato, ma potrebbero aumentare se molti privati decidessero di esporre le opere di Cano presenti nelle collezioni private.
Il ricordo
Artista generosa e amante della bellezza della propria terra, Liliana Cano arriva a Oliena grazie al legame con la famiglia Palimodde, pioniera del turismo in Barbagia con l’hotel Su Gologone. La comunità la accoglie da subito come una “compaesana”, e nel 2004 riceve la cittadinanza onoraria. Un legame intenso che si chiude con un ennesimo dono della pittrice, un ringraziamento alla comunità: la sua ultima opera pubblica, realizzata in loco nell’arco di una settimana, nel palazzo del Comune. E poi il secondo monumento in Sardegna dedicato alla donna, “Monumento alla donna” appunto, in piazza San Francesco, realizzato nel 1985, onora il genere femminile e precede il secondo monumento realizzato (nel 2013) da un’artista sarda per un’altra donna: “Andando via. Omaggio a Grazia Deledda” di Maria Lai, rimasta poi incompiuta.
La rete
Ed è proprio qui che si forma la rete dedicata all’artista, tra realtà pubbliche e private: dal Comune di Oliena, all’Archivio Liliana Cano, le chiese, il Fai, il presidio turistico Galaveras, la Regione e la Provincia. «Intitolare un museo a una delle madri dell’arte in Sardegna, che qui ha operato tanto, è fondamentale, dal punto di vista culturale e non solo - dice il sindaco Bastiano Congiu -. Con questa inaugurazione possiamo ritenere il museo attivo a tutti gli effetti, con l’augurio che possa diventare un luogo di crescita, cultura e scienza». Anche il parroco, don Giuseppe Cheri, esprime piena gratitudine nei confronti dell'artista e di chi si è prodigato per la riuscita di un progetto articolato e impegnativo: «Cano, con la sua produzione, ha sottolineato quanto la fede sia radicata nella nostra comunità - ha detto – osservare le sue opere è un fermarsi a contemplare la bellezza che ci circonda, a esserne grati. Liliana Cano aveva affidato la custodia delle sue opere alla parrocchia, penso che sia un enorme segno di fiducia».
L’eredità
Ieri a Oliena erano presenti anche Lara Serra per la Regione e Sonia Mele per la Provincia che, sulla stessa linea, hanno espresso la volontà di «valorizzare le bellezze del territorio come simbolo di salvezza». Il presidente dell’Archivio Liliana Cano, e figlio dell’artista, Igino Panzino, ha sottolineato quanto l’impegno politico possa essere utile alle comunità e agli artisti. «Quando esiste una realtà politica che ci crede, i problemi si possono superare - ha affermato -. Questi progetti sono importanti sotto diversi aspetti e attenuano la distanza tra la politica e i cittadini. A maggior ragione, bisognerebbe incentivare i progetti d’arte pubblica, anche perché potrebbe aiutare a superare le criticità del mercato nell’arte, salvando gli artisti dal voler fare solo qualcosa di vendibile».
La visita
Nel pomeriggio, il direttore artistico Davide Mariani, ha accompagnato i visitatori in una visita guidata. Le basi per il Museo sono state poste lo scorso anno in occasione del centenario dalla nascita dell’artista. Di fatto, le opere erano già presenti sul territorio, ma non esisteva una lettura unitaria che le rendesse individuabili con facilità. L’inaugurazione ha segnato l’avvio anche attraverso la guida cartacea di 120 pagine, scritta da Mariani, intitolata “Liliana Cano. Le radici del colore”, che illustra le oltre 50 opere donate negli anni dall’artista, che così ha potuto mettere insieme i fondi per la realizzazione di tre pozzi d’acqua nel Burkina Faso. «Il museo è incentrato soprattutto sull’accessibilità nel linguaggio, nello spazio, nel tempo - afferma il direttore artistico -. L’obiettivo reale del progetto è rendere comprensibile questo patrimonio, perché alle cose che comprendiamo diamo valore, e le proteggiamo, le amiamo e di conseguenza siamo in grado di tramandarle». In chiusura, l’ex sindaco Martino Salis ha ricordato l’artista e i suoi momenti passati a dipingere a Su Gologone e nel paese, sino alla cittadinanza onoraria e alla sua ultima opera nel Palazzo del Comune.
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