Il discorso

«L’astensione non si vince coi tecnicismi» 

Mattarella all’assemblea dei sindaci: «Bisogna riportare i cittadini alle urne» 

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Bologna. La disaffezione degli italiani al voto «preoccupa» e non risolve con pannicelli caldi. Sergio Mattarella, applauditissimo durante tutto il discorso, è salito sul palco di Bologna all'annuale assemblea dell'Anci, che riunisce gli ottomila enti locali d’Italia, e da lì ha lanciato un richiamo alla politica, affinché non sottovaluti il significato dell'astensione».

La posizione

«I Comuni costituiscono la prima linea della nostra democrazia e i cittadini vi si riconoscono», premette il capo dello Stato nel silenzio attento di 5.000 sindaci di ogni schieramento politico. «L'essere termometro della partecipazione civica e, dunque, della fiducia nelle istituzioni della Repubblica» deve spingere le amministrazioni locali a essere «specchio della volontà popolare, tanto più in un momento di preoccupante flessione dell'esercizio del voto». Una «disaffezione» che «non si risolve con alchimie legislative ma riportando il cittadino alle urne. Vorrei ripetere di fronte a voi – ha aggiunto Mattarella – che non possiamo accontentarci di una democrazia a bassa intensità. Questa carenza non potrebbe in alcun modo essere colmata da meccanismi tecnici, che potrebbero, in qualche caso, aggravarla: la rappresentatività è un'altra cosa», ha sottolineato.

Lo scenario

Mattarella non ne ha fatto cenno espressamente, ma il riferimento era anche al disegno di legge in Senato per abolire i ballottaggi nei Comuni sopra i 15 mila abitanti, se uno dei candidati ha raggiunto il 40% dei voti. Quindi ha ripetuto che «la riduzione dell'affluenza alle urne è una sfida per chi crede nel valore della partecipazione democratica dei cittadini». Infine i temi caldi, primo fra tutti la crescita della povertà in Italia: «Una società con una struttura demografica come la nostra non può permettersi di trascurare risorse» come «l'abbandono di aree dismesse» o «la desertificazione e rinaturalizzazione di aree un tempo abitate e presidiate. Siamo davanti a forme inedite di disagio». Il richiamo si è aggiunto a quello sullo spopolamento e sulla necessità di mantenere i servizi, specie quelli sanitari, anche nelle aree meno densamente popolate. Un passaggio pure sulle «tensioni» che crescono per l'assenza di politiche abitative, «un’emergenza» per il presidente. «Si tratta di politiche basilari per incoraggiare le nuove famiglie, per favorire i giovani studenti, per includere i lavoratori che giungono, in caso diverso marginalizzati e sospinti nel degrado».

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