La storia.

La super collezionista di presepi 

Così Cenzina Podda ha raccolto duecento Natività da tutto il mondo 

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Cenzina Podda ha 76 anni e per passione colleziona presepi. Ne ha oltre duecento, di ogni tipo e misura. Un’esposizione di vere e proprie opere d’arte, diventata ormai da record. «Ma ho una casa grande da farceli stare tutti», dice orgogliosa.

Molti li ha fatti lei con le sue mani, all’uncinetto, dentro semi, noci o pigne, altri li ha comprati qua e là. «Ogni viaggio la prima cosa che faccio è comprare un presepe». E poi ci sono quelli che ha ricevuto in dono fino a raggiungere appunti un numero record. Alcuni in questi giorni sono in nostra nella chiesetta di Bonaria, a fianco alla basilica di Sant’Elena dove tutti li potranno ammirare fino al 6 gennaio.

La passione

«È iniziata da ragazzina» racconta, «perché a casa si è sempre fatto il presepe e poi perché mio fratello lavorava il legno e faceva con le sue mani statuine e capanne». Da lì in poi è cominciato tutto, «mi piaceva tantissimo realizzarli da sola, con l’uncinetto, quando ho imparato, con la plastilina, così come capitava». Fino a quando sono cominciati i viaggi, «un po’ ovunque, in Andorra, Barcellona, Siviglia, Gerusalemme ovunque andavo prendevo una Natività, tante le ho trovate nei paesini della Sardegna, come uno fatto di pane». Strano ma vero all’appello manca Napoli, «proprio lì non sono mai stata ma spero di andarci presto».

Il primo non si scorda mai, «era un presepe semplice la capanna con San Giuseppe, la Madonna e il Bambino, acquistato a Modena». Poi sono arrivati gli altri: quello da Siviglia con i personaggi in costume, «uno dall’America latina che mi aveva regalato vent’anni fa una bambina del catechismo», uno minuscolo dentro una sorta di conchiglia dal Portogallo e ancora quelli di Lourdes, i presepi egiziani, quelli cinesi, uno di Dorgali in porcellana fredda. «Quello col seme dell’albero di Giuda l’ho fatto io così come quelli dentro le pigne e le ghiande che ho venduto per beneficenza». Bellissimi poi, in mostra in chiesa, sono quelli del Kenya con i personaggi di foglie di mais e le casette di paglia.

Ricerca continua

«Prima li tenevo esposti tutto l’anno in casa» dice ancora Podda, «poi però sono diventati troppi, è diventato troppo impegnativo e ora li ho conservati e catalogati. A Natale poi una buona parte lì porto qui in chiesa». E alla fine è vero, «sì forse faccio concorrenza a Orietta Berti» sorride, «lei con le sue collezioni di bambole e acquasantiere, io con quella di presepi». E «la raccolta non è certo finita. Cercherò sempre i presepi nei miei viaggi e continuerò fin che posso a farli anche con le mie mani». Uno degli ultimi è quello in una delle tegole della cupola della basilica che erano state conservate, dopo la sostituzione, per essere vendute per beneficenza.

«Miei figli sono molto contenti di questa mia passione», conclude, «anzi mi stimolano ad allestire tutto per dare allegria in casa e avere l’atmosfera natalizia».

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