La siccità ha toccato il fondo, quello del Cuga è una pozza di fango con una moria di pesci che mette in allarme persino gli animalisti. Muoiono gli animali e le colture del Nord Ovest, gli indennizzi dalla Regione non arrivano, neppure ad alimentare le speranze degli agricoltori e allevatori della Nurra che hanno risposto alla chiamata del Centro studi agricoli, l’organizzazione sindacale presieduta da Tore Piana con vice Stefano Ruggiu. «Chiediamo all’assessore regionale all’Agricoltura, Gian Franco Satta, di chiedere al più presto una convocazione della giunta per stabilire la delibera sulle linee attuative della legge sugli indennizzi dovuti agli agricoltori, 8,8 milioni di euro, che devono essere erogati subito con procedura semplificata», ha detto Piana ai titolari di aziende agricole e allevatori intervenuti alla riunione pubblica, convocata ieri mattina nella sala parrocchiale di Campanedda, frazione di Sassari.
Colture a rischio
La stagione è compromessa, le colture di erba medica e mais sono state sacrificate, mentre 15 milioni di metri cubi d’acqua derivanti dal depuratore di Sassari si perdono in mare tramite il Riu Mannu, perché non si riesce a rinvasarli nel Cuga. «Con l’utilizzo dei reflui le campagne della Nurra non patirebbero la sete», proseguono gli esponenti del Centro Agricoli. «È necessaria una programmazione pluriennale della distribuzione idrica per garantire certezza produttiva, perché mentre la Nurra resta a secco, l’acqua depurata prodotta a Sassari viene sprecata». L’appello è rivolto ancora alla Regione «affinché il bacino del Cuga, oggi funzionante con duplice uso, civile e agricolo, ritorni ad essere destinato all’uso irriguo esclusivo».
L’assessore ai Lavori Pubblici, Antonio Piu, aveva ipotizzato la riclassificazione del Cuga solo al termine degli interventi in corso sui bacini Coghinas I e II. «Dovevano concludersi a febbraio invece i termini slitteranno a maggio 2026». Gli agricoltori tremano, hanno perso il 90 per cento del fatturato, ridotto il personale e azzerato la produzione dei frutteti. «Denunciamo anche la latitanza dei sindacati e gli impegni disattesi del Consorzio di bonifica della Nurra», aggiunge Angelino Olmeo, titolare di un’azienda agricola a Bancali, 200 ettari e una produzione annientata.
La Baronia
Anche nella Sardegna centro orientale la situazione è drammatica. Il livello della diga di Maccheronis, sempre più basso, sta generando seria preoccupazione in Baronia. Con meno di tre milioni di metri cubi invasati, il bacino irriguo del Rio Posada mostra già segnali concreti di emergenza idrica. Alcuni giorni fa viste le prime avvisaglie dell’emergenza che stanno già creando seri problemi ad alcune aziende la giunta municipale di Torpè ha chiesto alla Regione lo stato di calamità naturale per fronteggiare la situazione.
L’allarme del sindaco
«Qui la questione è davvero critica – avverte il sindaco Martino Sanna – la mancanza di piogge prolungata e le poche scorte d’acqua disponibili fanno temere una nuova stagione di grave difficoltà per le campagne e per il comparto agricolo e zootecnico. Già ora undici aziende non possono più usufruire dell’acqua irrigua, e questo lascia presagire scenari preoccupanti». Sanna sottolinea che il mondo rurale non potrà sopportare un’altra crisi come quella del 2024 e chiede alla Regione interventi urgenti per evitare il ripetersi di situazioni drammatiche. L’allarme mette in luce la scarsità delle risorse idriche locali e il rischio reale di pesanti ripercussioni sull’economia agricola della zona, messa a dura prova dalla siccità».
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