Sindaco, come procedono le adesioni dei Comuni contro l’assalto delle rinnovabili?
«A ieri eravamo 278, di cui 14 in Sardegna. Ma c’è ancora molto da lavorare: l’opera di coinvolgimento è lunga».
Angelo Radica, sindaco di Tollo, paese in provincia di Chieti, presidente dell’Associazione nazionale Città del Vino, è un po’ il capofila di una battaglia contro gli eccessi e le speculazioni energetiche.
Premette: «Non siamo contro le energie alternative», dice, «ma contro il modo in cui vengono declinate nei territori».
Avete avuto qualche interlocuzione a Roma?
«Non con il Governo, ma con qualche parlamentare. Abbiamo fatto anche una conferenza stampa al Senato».
Il clima in Sardegna.
«Assieme al sindaco di Orgosolo, hanno risposto presente quelli di Zeddiani, Busachi, Laconi, Uta, Isili, Genoni, Las Plassas, Nurallao, Villanova Tulo, Sadali, Guspini, Serri e Orroli».
Che cosa rivendicate?
«Non possiamo essere equiparati ai Comitati. Noi vogliamo essere ascoltati. Eppure, purtroppo, c’è una norma che va oltre la legislazione regionale: permette alla presidenza del Consiglio di autorizzare di impianti saltando la Vas, come se noi non conoscessimo il territorio».
E poi?
«In base al report dell’Ispra, con il Pnrr, l’Italia si è impegnata a produrre entro il 2030 la bellezza di 131 Gigawatt da energia da fonte rinnovabile. Questo rapporto dice con chiarezza che se noi copriamo tutti i tetti, nelle aree industriali, nei parcheggi degli autogrill e nelle cave abbandonate, raggiungiamo 91 Gw di produzione. A Roma lanciamo un appello forte: ascoltateci perché, prima di distruggere un territorio, preferiamo coprire le aree che non lo danneggiano».
Come si può agire per ottenere tutto questo?
«Non essendo possibile fare la moratoria, e la legge della presidente Todde, impugnata davanti alla Corte Costituzionale, occorre modulare gli incentivi: ne avrà di più chi mette fotovoltaico sopra i tetti delle case e non dove deturpa l’ambiente. Bisogna privilegiare gli investimenti che permettono di produrre energia rinnovabile e rispettano il paesaggio».
In Sardegna fa paura il vuoto normativo.
«Siete in buona compagnia. Anzi, siamo tutti nella stessa barca. Come saprete, entro gennaio le Regioni dovevamo approvare la legge sulle aree idonee Siccome la legge nazionale è stata bocciata dal Tar, di fatto tutte le leggi regionali sono state impugnate».
Ma capirà, avere 800 nuove pale eoliche off shore, molte delle quali davanti alla Costa Smeralda, dovrebbe ispirare ragionamenti di buon senso, più che di mero business.
«Purtroppo in Parlamento non esiste una maggioranza in grado di supportare le nostre proposte. Del resto, tra i 278 sindaci, c’è gente che invoca ancora una moratoria, facendoci così perdere tempo. L’unica cosa che il parlamentare medio percepisce è il consenso: dovremmo andare a Montecitorio e a Palazzo Madama a dire loro, a muso duro, che non avranno più i nostri voti. Dobbiamo crescere per farci sentire. La prima volta che siamo andati al Senato ad accoglierci sono stati in tre».
Sulle rinnovabili pare si intersechino con la politica business non sempre limpidi.
«Più che una collusione tra politica e affari, vedo una forte predominanza del pensiero unico che dice “dobbiamo abbandonare le energie fossili” e puntare sulle energie alternative, anche a patto di danneggiare il territorio. È una questione di priorità. Poi, che tra i parlamentari ci sia qualcuno che fa i calcoli degli speculatori può anche essere. In un approfondimento di una trasmissione televisiva, di recente, è venuto fuori che alcuni esponenti di una forza politica che ha governato l’Italia oggi fanno i lobbisti delle multinazionali delle energie alternative».
Il prossimo step?
«Crescere. Dobbiamo difendere e valorizzare il nostro territorio ma anche diventare autonomi dal punto di vista della produzione energetica».
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