Viale La Plaia.

La lenta agonia del mercato ittico 

I concessionari: «Dobbiamo affrontare costi esorbitanti e concorrenza sleale» 

Per restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp

Acque agitate al mercato ittico all’ingrosso. I concessionari della struttura comunale di viale La Plaia sono sul piede di guerra contro Palazzo Bacaredda. Il nuovo fermo biologico ha dato la mazzata alla filiera del pesce in città. I grandi player stanno schiacciando le imprese locali. Tradotto, sulle tavole dei cagliaritani solo il 20 per cento del pescato arriva dai mari sardi. Il resto è allevamento o surgelato. Canoni elevati, macchinari guasti da tempo e regole troppo restrittive stanno mettendo in ginocchio i rivenditori, che chiedono un tavolo urgente con il Comune per bloccare una crisi che sembra senza via d’uscita.

Mare mosso

Fabrizio Strazzera è uno dei 20 concessionari dei box di viale La Plaia. Prima che sia troppo tardi, chiedono un incontro con l’assessore comunale alle Attività produttive per arginare le difficoltà. «Il bar ha chiuso da anni e già tre rivenditori hanno rinunciato ai loro posteggi». Viale La Plaia risente della concorrenza delle grandi catene commerciali. «Negli anni i canoni sono aumentati in modo sproporzionato: oltre 2.000 euro mensili per spazi di circa 50 metri quadri comprensivi di area espositiva, ufficio e cella frigorifera». A questo si aggiungono balzelli, che i rivenditori giudicano iniqui. «Il mercato ittico è aperto dalle 2 alle 4 del mattino per l’approvvigionamento e dalle 4 alle 8 per la vendita. Chiunque scarichi il pesce oltre questi orari deve pagare spese che possono arrivare sino a 1.000 euro al mese». Le gabelle non sono finite. «Nel mercato si può accedere solo dopo aver pagato una tessera annuale: 100 euro ad azienda, più 30 auro a persona e a mezzo». Cifre ingiustificate e insostenibili, secondo i concessionari, che non esistono nei grandi centri di distribuzione. Non è tutto. «Se si guasta il frigo, devo comunicare con un giorno d’anticipo, con documenti e richieste, l’intervento del tecnico: un’assurdità». Pagare per non avere servizi è una condizione inaccettabile. «La macchina del ghiaccio è fuori uso da parecchio tempo, inoltre siamo costretti ad accollarci le spese per le manutenzioni ordinarie e straordinarie nonostante non ci sia la certezza che le concessioni siano rinnovate dopo sei anni. In queste condizioni non è possibile andare avanti».

Concorrenza sleale

Strezzera denuncia anche la mancanza di controlli, un’anarchia che penalizza i venditori regolari. «Nonostante gli operatori interni sostengano costi significativi per garantire la piena regolarità delle attività, si registra la presenza di commercio irregolare al di fuori della struttura, talvolta nei parcheggi antistanti, in assenza dei controlli e degli oneri previsti per i concessionari. Inoltre – aggiunge il portavoce dei concessionari - sempre più frequentemente accade che aziende esterne, una volta autorizzate all’ingresso per consegnare ai propri clienti concessionari, scarichino merce destinata ad acquirenti esterni, utilizzando di fatto il mercato come piattaforma logistica gratuita, con conseguente concorrenza sleale e ulteriore penalizzazione economica degli operatori regolari».

Le richieste

I concessionari del mercato Ittico chiedono aiuto al Comune. «Vorremmo, come altre categorie, che ci venissero riconosciuti dei ristori per questi mesi del fermo biologico». Un’agevolazione riconosciuta anche ai boxisti dell’ex mercato di Sant’Elia. «Chiediamo anche che venga rivisto un regolamento che spiana la strada alle grandi aziende schiacciando le piccole che si occupano del pescato locale».

RIPRODUZIONE RISERVATA

Questo contenuto è riservato agli utenti abbonati

Per continuare a leggere abbonati o effettua l'accesso se sei già abbonato.

• Accedi agli articoli premium

• Sfoglia il quotidiano da tutti i dispositivi

Sei già abbonato?