Il focus.

Ippodromo, il gioiello dimenticato 

Gli scenari del Puc: un polo ippico e polisportivo collegato a Molentargius 

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Serviranno i “guanti” per rilanciarlo. Perché quest’area grande più di 23 ettari è una delle più delicate di Cagliari: il Poetto da una parte, il parco di Molentargius dall’altra. Anni Trenta: i fasti dell’ippodromo. I cavalli che sfrecciano e il pubblico che lascia andare le mani. Un ricordo, oggi: la ruggine che punteggia i tubi innocenti delle tribune sistemate per ospitare, un tempo, competizioni internazionali, o le staccionate che cadono a pezzi, sono una testimonianza. A vederlo così, dall’esterno, con la pista ovale per il galoppo ricoperta di erbacce sembra la storia di un mortificante vuoto urbano. Ma dentro l’ippodromo c’è comunque vita: mentre il Comune decide il futuro dell’impianto (la società ippica che lo gestisce è in liquidazione otto anni) e disegna scenari con il nuovo Puc, due associazioni (Moretti Terzo, presidente Giulia Rundeddu, e Pony Club, presidente Angelo Morgera) con spirito quasi volontaristico occupano e pagano i box, curano gli spazi, svolgono attività con bambini, ragazzi e adulti. Insomma, tengono in vita l’Ippodromo mentre la politica deve decidere cosa fare di quel compendio che il mondo ci invidia per la sua posizione unica.

Il futuro

Se ne parla da anni. Si fanno diverse ipotesi. I più vorrebbero il nuovo Ippodromo collegato al Parco di Molentargius, inserito quindi in un percorso naturalistico, dove gli sport equestri convivono con altre discipline sportive, con servizi per la ristorazione, la realizzazione di nuovi parcheggi. Massimo Zedda, in questa fase, si limita a dire che «l’ippodromo è nostro, della Regione e della Camera di Commercio. Quindi, ogni decisione, per il suo futuro sarà concordata con gli altri soci». Ma qualcosa di più dice il piano urbanistico comunale che il Comune sta per adottare: conferma la centralità degli sport equestri ma poi si spinge anche oltre e parla di «parco destinato alla valorizzazione delle attività equestri», all’interno del quale «sono confermate attività e funzioni esistenti con particolare riferimento alle funzioni sportive e attività connesse», come quelle di ristoro. Non si esclude neanche la possibilità di realizzare nuove costruzioni ma a patto che «ogni intervento sia subordinato alla predisposizione del piano attuativo nel rispetto degli obiettivi del progetto guida relativo alla valorizzazione delle aree fronte mare».

Il presente

Se il futuro del compendio è tutto da scrivere, il presente autorizza all’ottimismo. Oltre alle due associazioni che con circa 180 iscritti fanno vivere l’ippodromo, nel compendio dal prossimo mese sarà operativa anche l’Asvi, la nuova agenzia regionale istituita per sviluppare e promuovere il comparto ippico della Sardegna. «Un bel segnale per il futuro», dicono i presidenti delle associazioni. Nel frattempo anche la scelta dell’assessorato allo Sport guidato dall’avvocato Giuseppe Macciotta dà qualche indicazione sul futuro: perché di fronte alla carenza di impianti, ha deciso di utilizzare la parte dell’ippodromo vicino ai parcheggi per attività sportive (baseball e beach soccer).

L’attesa

Il Consiglio, a inizio d’anno, ha bocciato la mozione di Corrado Maxia (FdI) che chiedeva «la revoca dello stato di liquidazione, cambiando l’oggetto sociale della società, uniformandola alle finalità dell’amministrazione», spiega. «A breve lo stato di liquidazione cesserà, è un “miracolo” che esista ancora. In quel momento si dovrà decidere cosa fare». Resta un contenzioso aperto con Abbanoa, ed è questo uno degli ostacoli amministrativi che impedirebbe la revoca. Ma c’è soprattutto un ostacolo politico: il Comune deve decidere cosa vuole fare dell’ippodromo.

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