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Insulti sessisti a Todde, coro di sdegno 

Lai (Pd): dov’è la parità? Deidda (FdI): offese gratuite. I sindacati: violenza assurda 

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Le donne al potere non piacciono ai leoni da tastiera . Dopo gli insulti sessisti denunciati martedì dalla sindaca di Genova Silvia Salis, la stessa sorte tocca ora alla presidente della Regione Alessandra Todde. Attacchi rivolti sia a Salis (il padre era di Sorso) che a Todde, con una violenza verbale che lascia basiti.

Le reazioni degli alleati

Solidarietà e ferma condanna sono stati espressi alla presidente della Regione dal capo dell’assemblea Piero Comandini: «Si tratta di un episodio inaccettabile», dice Comandini, «che svilisce il dibattito democratico. Si può essere anche di parere difforme ma mai si deve arrivare all’insulto personale, soprattutto nei confronti di una donna». Sempre nella costellazione Pd, si registra la presa di posizione del segretario Silvio Lai: «Chi pensa di poter ridurre una donna al bersaglio dell'odio e del disprezzo, solo perché ricopre un ruolo pubblico, mostra quanto ancora sia lunga la strada verso una vera parità. La politica deve essere confronto, passione, idee, anche durezza nei toni se serve, ma mai violenza, mai insulto». Ma anche quella del senatore Marco Meloni: «È l'ennesima dimostrazione di quanto il dibattito pubblico sia ancora infestato da odio e misoginia, spesso amplificati da chi, sui social, alimenta divisione e rancore. Nessuna democrazia matura può tollerare questa deriva». Quindi il sindaco di Cagliari Massimo Zedda: «Ogni giorno donne di ogni età ricevono insulti sessisti, sguardi sgradevoli, commenti poco opportuni. È successo alla sindaca di Genova, Silvia Salis, e alla presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde. Occorre denunciare, sempre, ed educare fin da piccoli all’affetto, all’amore e al rispetto. È necessario non voltarsi quando capitano episodi spiacevoli».

Il centrodestra

Solidarietà anche dall’opposizione da un po’ tutto il vertice di FdI. «Auspico severe punizioni per chi trasforma i social in una terra senza regole e rispetto», è il parere del capogruppo in Consiglio regionale Paolo Truzzu. Quindi la vicepresidente dei senatori, Antonella Zedda: «Il confronto anche duro e schietto può essere alla base del dibattito politico, ma le offese, la denigrazione fisica, gli epiteti beceri e i leoni da tastiera vanno sempre e comunque condannati. Chiunque li riceva. Come in questo caso un mio avversario politico, di cui non condivido né l'azione di governo alla Regione né la scelta comunicativa e nemmeno il posizionamento sempre conflittuale con le Istituzioni nazionali, mai collaborativo». Chiude il deputato e presidente della commissione Trasporti Salvatore Deidda: «Episodi di inciviltà e odio verbale non possono e non devono trovare spazio nel dibattito pubblico e politico, nemmeno nell'arena digitale. La politica, anche quando aspra e caratterizzata da profonde divergenze ideologiche, deve sempre fondarsi sui pilastri del confronto civile».

Il M5S

Quindi parola agli esponenti del partito della governatrice. «Insulti indegni come pu**ana, bugiarda, scrofa, mafiosa e offese personali che mirano a delegittimare Alessandra non solo sono ignobili, ma rivelano la totale assenza di argomentazioni di chi vorrebbe fermare il lavoro di rinnovamento della Sardegna», è scritto in una nota del partito. «Chi usa l'odio e la violenza verbale per abbattere una donna lo fa perché teme la sua forza, la sua determinazione e la sua integrità. Alessandra Todde non si piegherà davanti a chi tenta di intimidirla con offese spregevoli e discriminatorie». Infine la senatrice Sabrina Licheri: «Chi pensa con questo di fermare una donna, una politica per l'immane e nobile lavoro che sta facendo in Sardegna ha fatto male i suoi calcoli. Accanto a lei ci siamo tutti noi».

Cigl, Cisl e Uil

Ferma condanna anche di Cgil, Cisl e Uil alla presidente della Regione Alessandra Todde per gli insulti sessisti subiti sui social. Fulvia Murru, segretaria generale della Uil: «Non si colpisce una donna solo perché è donna. Ogni forma di violenza, anche digitale, è inaccettabile». Fausto Durante, leader della Cgil, auspica «che i responsabili siano individuati e sanzionati». Per la Cisl «ogni volta che il linguaggio si trasforma in odio, si incrina il rispetto che deve legare una comunità civile e democratica». Conclusione: «Il dissenso è legittimo, l'insulto mai».

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