I dati sono tutto sommato in linea con lo scorso anno, almeno stando ai primi otto mesi del 2025, e non fanno stare sereni. Le rilevazioni che arrivano da Sassari, diffuse dall’Anmil (Associazione nazionali lavoratori mutilati e invalidi del lavoro), però, inquietano. Tre righe, tre distinte colonne: analogo copione. «I numeri della seconda città sarda sono molto pesanti, in aumento, sia per quanto riguarda gli infortuni totali denunciati sia per quanto riguarda gli infortuni mortali», dichiara Michele Tatti, presidente della sede Anmil di Nuoro. «A Sassari anche le malattie professionali fanno registrare un + 58,9 per cento rispetto allo stesso periodo del 2024. Da 406 casi si è passati a 645. Sì, questo centro merita una riflessione».
Lavori e incidenti
I luoghi di lavoro continuano a essere “pericolosi”, a svelare un’emergenza infinita che in troppi casi viene bollata come normalità. «In Sardegna manca la cultura della sicurezza sul lavoro», afferma Michele Tatti. «Bisogna capire che la sicurezza non è un costo, ma un investimento». A livello nazionale i numeri crescono, così come le preoccupazioni. L’Isola tutto sommato si accoda. Così, se in Italia i decessi nei posti di lavoro sono stati 680 nei primi 8 mesi del 2024 e 681 nel 2025, la Sardegna ha fatto registrare un lieve calo sul dato complessivo: 16 quest’anno, 19 un anno fa. Stando agli infortuni totali, invece, il dato nazionale e quello regionale appaiono in linea, percentuali alla mano. In Italia gli infortuni da gennaio ad agosto del 2025 sono stati 384.007, meno 0,7 per cento rispetto al 2024; in Sardegna, invece, 7.917, contro gli 8.010 di un anno fa. Per quanto riguarda le malattie professionali, tuttavia, l’Isola va in controtendenza rispetto al dato nazionale (ancora una volta in crescita, in questo caso dell’8,9 per cento): meno 9,2 per cento rispetto al 2024 (4.492 casi, contro i 4.947 del 2024).
Il caso Sassari
La realtà sassarese svela le sue criticità, stando alle tabelle zeppe di numeri elaborate da Anmil su dati Inail. I morti sul lavoro sono in aumento, unica città sarda: 7 nei primi otto mesi dell’anno, 5 nello stesso periodo del 2024. L’andamento si ripete pure per gli infortuni totali denunciati: 2.610 contro i 2.561 di un anno fa (+ 1,9 per cento). «Su Sassari serve una riflessione particolare, la situazione è davvero strana», ammette Tatti. Tuttavia, le criticità abbondano un po’ in tutti i centri della regione.
«Se penso a Nuoro», prosegue Michele Tatti, «abbiamo un’alta percentuale di malattie professionali (599 casi nel 2025, + 41,9 per cento). Il grosso problema, però, è che non abbiamo medici Inail. Dovevano essere tre, quelli di ruolo, invece non ne abbiano manco uno. Tappano i buchi mandando medici da Sassari e da Cagliari». Questo dunque l’appello: «Chiediamo all’Inail un piano per incentivare i medici nelle zone interne, quelle cosiddette “disagiate”».
Carenze
«Manca la cultura della sicurezza, vi è una sottovalutazione del rischio», ribadisce infine Michele Tatti. «Servono più controlli nei luoghi di lavoro, intanto. Molte aziende risultano irregolari. A mio avviso riscontriamo due situazioni delicate: l’agricoltura e gli incidenti in itinere. Ovvero quegli infortuni che accadono a un lavoratore nel tragitto casa-lavoro, o negli spostamenti tra due luoghi di lavoro».
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