La Toscana torna al voto fino a domani e, insieme al ballottaggio in Valle d'Aosta, chiude la tranche di regioni alle urne prima dell'election day di novembre. Prossimo test sarà il 23 e 24 novembre per Puglia, Veneto e Campania in contemporanea.
Lo scenario
Tre milioni di toscani sceglieranno tra Eugenio Giani, governatore uscente e frontman di un campo larghissimo, e Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e meloniano. Il primo punta al bis. L'altro spera in uno stravolgimento dei sondaggi. Le elezioni rappresentano un test per il «campo largo" e la sua rivalsa, dopo le sconfitte nelle Marche e in Calabria, regioni in cui sono stati riconfermati i governatori di centrodestra. Giani è riuscito a compattare tutto il fronte progressista, a parte i mal di pancia iniziali dei 5 Stelle e la mancata benedizione di tutti i leader per lui, sullo stesso palco. Ora si gioca la conferma della roccaforte rossa. O «il sistema di potere», come l'ha chiamato con sdegno Giorgia Meloni. Per il centrosinistra, sarebbe il primo punto segnato nelle Regionali del 2025, nella speranza che porti bene agli altri feudi come Puglia e Campania che pure hanno scommesso su un fronte largo, mentre resta un miraggio il Veneto. In Toscana sarà decisiva l'affluenza incrociata al voto disgiunto, essendo qui ammesso. Nel centrodestra la speranza, ardita ma sentita, è di poter raggiungere il 40% ottenuto da Altero Matteoli nel 2000 e da Susanna Ceccardi nel 2020. Cinque anni fa proprio la pasionaria leghista di Cascina si fermò a 8 punti percentuali da Giani (al 48,62% al primo turno). Oltre all'ipotesi ballottaggio dopo due settimane, essendo la Toscana l'unica regione a prevederlo nel caso in cui nessun candidato arrivi al 40%. Possibilità remota e il centrodestra lo sa.
Gli equilibri
Per la Lega sarà una sfida doppia, per testare la cosiddetta «vannaccizzazione» del partito. Le urne mostreranno se rendono le scelte fatte da Roberto Vannacci nelle liste che ha definito, come coordinatore della campagna in Toscana. E quanti voti in più porta al Carroccio la gestione del generale promosso a vicesegretario, che non va giù a parecchi esponenti locali. Non a caso tre hanno lasciato il partito in tre giorni, in polemica appunto con il testimonial del "Mondo al contrario". Una crepa che potrebbe allargarsi e che rischia di minare l'identità stessa della Lega. Una questione che sta molto a cuore a Luca Zaia. Specie dopo l'esclusione del suo nome dal simbolo della Lega, oltre alla sua lista civica. L'attuale governatore veneto non nasconde il risentimento: «Prendo atto che sono un problema per qualcuno: vediamo di farlo diventare reale». E sul futuro aggiunge: «Deciderò cosa fare». Veneto a parte, per la maggioranza le sfide in Campania e Puglia restano in salita. Nella prima regione, la scelta è caduta alla fine su Edmondo Cirielli di Fratelli d'Italia e viceministro degli Esteri, che promette «un futuro diverso» dopo l'era di Vincenzo De Luca. In Puglia il candidato è un civico: Luigi Lobuono, imprenditore ed ex presidente della Fiera del Levante.
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