Ha affidato a Instagram la reazione alla svolta dell’inchiesta Cristina Amadori, la fidanzata del giovane ucciso «Marco merita che la sua storia non venga dimenticata. Dopo mesi di silenzio e attesa è stato fatto un piccolo passo avanti. Ma questo non cancella il dolore. Non placa l'angoscia. Serve solo a ricordarci, con ancora più forza, che Marco non tornerà. Intorno a ciò che è successo ci sono stati troppi silenzi. Troppa omertà. Troppa paura. Non possiamo permettere che si continui ad ammazzare senza un motivo, senza giustizia».
Gli appelli
Non è passato giorno, da quel drammatico primo marzo, senza che familiari, amici e semplici compaesani abbiano invocato giustizia. Un sentimento comune vissuto da tutta la comunità di Ilbono, che si è mobilitata sin da subito organizzando fiaccolate e altre manifestazioni per smuovere le coscienze e condannare l’omertà che ha avvolto il caso. In sei mesi, la mamma di Marco Mameli, Simona Campus, ha scritto diciassette post sul suo profilo social. Appelli continui, diretti a chiunque potesse aver visto o saputo qualcosa sui fatti accaduti quella sera a Bari Sardo.
La famiglia
I familiari della vittima si sono trincerati nel silenzio. Per loro parla il loro avvocato, Gianluigi Mastio: «I familiari stanno soffrendo: la svolta non porta nessuna gioia. Qualsiasi provvedimento non restituirà il familiare. Nel corso del tempo il dolore si è acuito perché, nonostante l’omicidio fosse successo in presenza di tante persone, non si riusciva a individuare il responsabile. Durante questo periodo, i familiari hanno sentito diverse persone alla ricerca di informazioni sui fatti, trovando però tanta ipocrisia e mezze verità. Ciononostante, alla fine, hanno ricostruito un mosaico chiaro al di là degli importantissimi risultati conseguiti dalla polizia di Stato di cui hanno sempre apprezzato gli sforzi investigativi e nei confronti della quale la fiducia non è mai mancata. In maniera leale e costruttiva e nel rispetto delle prerogative che competono la parte offesa, le informazioni acquisite sono state portate all’attenzione degli inquirenti. Resta l’amarezza per il fatto che tante persone che hanno assistito all’omicidio non abbiano riferito da subito quello che è accaduto e, soprattutto, non abbiano compreso la dimensione sociale di un evento così efferato».
I sindaci
Il giorno successivo al delitto, Giampietro Murru si era rivolto pubblicamente al killer invitandolo a costituirsi. Appello caduto nel vuoto. Dopo 195 giorni d’attesa la svolta. «La comunità - afferma il sindaco di Ilbono - aspettava un segnale forte sin da subito, ma ha saputo attendere che la Giustizia facesse il suo corso. Abbiamo sempre avuto fiducia negli inquirenti». Ivan Mameli, sindaco di Bari Sardo, ha seguito con attenzione la vicenda accaduta nel paese che amministra da otto anni. «Sin da subito la comunità di Bari Sardo ha preteso chiarezza. Il fatto è accaduto in casa nostra, dunque lo abbiamo subito in pieno. La comunità ha sempre dimostrato sensibilità e vicinanza alla famiglia, vivendo l’accaduto con grande tristezza e profondo dolore per la vita spezzata di un giovane». La costituzione di parte civile in un eventuale processo è un’ipotesi al vaglio: «Sarà materia di riflessione all’interno del Consiglio comunale».
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