La grande sete

Il Cuga è una distesa di fango,  nel nord razionamenti e disagi 

Il sindaco di Bonorva: «Non possiamo usare le nostre sorgenti» 

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La siccità, una storia annunciata e mai ascoltata, prima sopportabile d’estate, in autunno era solo un ricordo. Oggi l’acqua è un bene comune “finito”, l’emergenza è costante, non conosce stagioni e annuncia che è arrivato il tempo del sacrifico, per i campi come per le abitazioni. Ad ottobre sono partite le restrizioni idriche che colpiscono diversi paesi e città della Sardegna Nord Occidentale. L’invaso del Bidighinzu è una distesa di fango, si cerca di pompare quel poco di acqua rimasta dalle scorte del Temo e dal Cuga, ma è già bollino rosso. Il piano di razionamento, definito nell’ambito del tavolo di crisi regionale attivato dalla Regione, che ha coinvolto Abbanoa, Enas, Adis, Egas e i Comuni interessati, ha costretto i sindaci di dieci paesi legati alle dighe Temo-Bidighinzu - Sorso, Sennori, Ittiri, Ossi, Thiesi, Tissi, Usini, Uri, Ploaghe, Bonorva, Macomer e Bosa – ad emanare un’ordinanza per attuare misure per risparmiare l’acqua potabile nell’uso domestico e a controllare l’efficienza degli impianti per evitare perdite, soprattutto nei casi di lunghi periodi di inutilizzo.

Rubinetti a secco

Da sabato 1° novembre in questi centri le chiusure dei rubinetti si effettueranno a giorni alterni, un giorno di erogazione seguito da altre ventiquattro ore di interruzione. «Andremo in chiesa a pregare sperando che Dio ci mandi la pioggia», è il commento ironico del sindaco di Bonorva, Massimo D’Agostino. «Ma a parte gli scherzi, la situazione è drammatica per i cittadini e soprattutto per gli anziani delle case di riposo, ben tre strutture che verranno sostenute dai mezzi che Abbanoa ci metterà a disposizione nelle giornate non coperte». I cittadini dei diversi centri interessati corrono ai ripari con l’installazione domestica di riserve idriche. «Nel territorio del Nord Ovest ci sono tante sorgenti d’acqua naturali, in particolare a Bonorva, ma mancano le strategie di programmazione per sfruttarle e renderle operative, interventi che richiedono una regia regionale per attuare azioni efficaci», sostengono i residenti.

I centri più grandi

I disagi si estendono anche in alcuni quartieri della città Sassari serviti dal serbatoio di via Milano, interessati insieme ad Alghero dalle chiusure notturne, ed eventualmente anche Porto Torres e Stintino che, attualmente, usufruiscono dell’approvvigionamento dei pozzi e dei serbatoi locali. «Il problema sorge per quelle strutture alberghiere, non dotate di serbatoi di accumulo, con ripercussioni immaginabili», commenta Stefano Visconti, presidente di Federalbeghi Nord Sardegna «ma di fronte a una situazione di emergenza idrica dobbiamo adeguarci. I ragionamenti da fare sono di sistema per migliorare il piano di raccolta e immagazzinamento di acqua piovana, sempre più scarsa». I cambiamenti climatici hanno quasi compromesso la stagione irrigua, la grande sete ha sacrificato le principali colture agricole con gravi ripercussioni sulle aziende del settore primario. «Davvero critica la situazione dell’irriguo, ulteriormente peggiorata a causa dei pozzi, utilizzati per l’irrigazione dei campi, disattivati a favore dell’uso civico», spiega il presidente del Consorzio di bonifica della Nurra, Gavino Zirattu. «In alcune borgate della Nurra sta mancando l’acqua potabile, pertanto per sopperire all’impoverimento delle falde acquifere, l’acqua dei pozzi verrà riservata alle famiglie».

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