«Salve, abbiamo ricevuto il tuo curriculum». La voce registrata al di là della cornetta è gentile, ma magari chi ascolta ha superato l’età della pensione e non ha alcuna intenzione di riprendere a lavorare. Dieci minuti dopo è la volta dell’acqua depurata che ti propongono dalla Grecia, e poi l’elettricità, la fibra, il gas e tutto ciò che di vendibile esiste: il cellulare squilla di continuo. Dalla mattina alla sera; festivi inclusi, senza tregua neanche a” ore pasti”. E come un lavoro, resistere all’assalto molesto dei call center. Ci provano da tempo le associazioni dei consumatori, ancora sul piede di guerra: «La nostra vita privata dev’essere salvaguardata», sbotta Giuliano Frau, presidente regionale dell’Adoc. «È un problema sociale enorme, occorre trovare una soluzione valida e immediata», ribadisce Giorgio Vargiu, presidente di Adiconsum Sardegna.
I mancati stop
In realtà ci hanno provato, a fermare le chiamate da numeri che, per quanto bloccati, si moltiplicano in pochi istanti. Dal luglio 2022 c’è la possibilità anche per le utenze mobili di iscriversi al Registro pubblico delle opposizioni: una soluzione che avrebbe dovuto risolvere il problema, o per lo meno ridurre la quantità di chiamate. Ma dopo tre anni nulla è cambiato, anzi, l'assedio dei call center è persino aumentato. Tentativo fallito, così come il filtro di agosto disposto con una delibera dall'Agcom (l’Autorità garante delle comunicazioni): in pratica si parlava di blocco automatico delle chiamate dai numeri fissi con prefissi italiani che in realtà provenivano dai Paesi esteri. Stesso divieto scattato il 19 novembre per i numeri mobili. Ma le chiamate quotidiane continuano: quindi i filtri non filtrano.
L’Adiconsum
È un interrogativo quotidiano: il display s'illumina e non si sa se sia una chiamata importante o meno. «È evidente che sia il Registro delle opposizioni sia i due filtri non sono serviti a nulla», osserva Vargiu. «Ad agosto hanno impedito lo spoofing per i numeri fissi, cioè il divieto di chiamate dall'estero mascherando la vera identità, poi esteso ai numeri fissi: l'unica cosa che è cambiata è che prima si mettevano una maschera per rubarti i soldi, adesso lo fanno a viso scoperto», spiega. «Non hanno in alcun modo intaccato ciò che succede in Italia, come se i call center illegali fossero soltanto all'estero, eppure le soluzioni ci sono», assicura. «Basterebbe poco: s’impedisca alle aziende oneste, anche di Stato, di acquistare pacchetti di contratti realizzati truffaldinamente dai call center. Altrettanto urgente è smettere di autorizzare che un “sì” strappato al telefono basti a concludere un contratto modificando la vita della gente. Gettandoci fumo negli occhi, il problema non si risolve».
L’Adoc
È una lotta quotidiana ed estenuante, anche per chi raccoglie il malumore popolare - compreso il proprio - e difende i consumatori. Partiamo dal Registro delle opposizioni», premette Frau: «Non serve a niente. Sarebbe un eccezionale strumento se funzionasse, cosa che non fa, perché chi vuole vendere il prodotto si spine al limite della liceità tempestandoci di chiamate. All'interno ci sono i contenuti, e qui si presentano in maniera fraudolenta fingendosi di rappresentanti di enti per vendere l'ipotetico servizio: balla colossale», sottolinea. «Il problema è la legge, non abbastanza bloccante, a cui si aggiunge la difficoltà a dimostrare l'illiceità della loro azione. Non vi è alcuno strumento in grado di fermare questo abominio, il risultato è che ci stanno privando della nostra libertà. Qualcuno intervenga
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