La storia

«Ho sconfitto il cancro grazie alla ricerca e alle cure sperimentali» 

L’esperienza di Giovanna Manca: «Vorrei aiutare chi vede tutto nero» 

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«Se oggi sono viva è grazie alla ricerca». La diagnosi a sei anni: quella spietata, che ti porta via la leggerezza dell'infanzia e ti ruba i sorrisi. Intanto iniziano le trasferte da Nuoro al Microcitemico di Cagliari e l'appuntamento con la chemio. I capelli vanno via, ciocca dopo ciocca, ma i risultati non arrivano e portano Giovanna Manca e i suoi genitori a bussare alle porte del Bambin Gesù di Roma.

La svolta

La svolta nella Capitale è una terapia sperimentale. Funziona. Così come funziona il trapianto di midollo che lei, allora bambina, riceve dalla sua sorellina Sofia, di appena tre anni: «Se oggi posso raccontare la mia storia è grazie ai progressi della medicina, grazie all'Airc e ovviamente a mia sorella». Una testimonianza preziosa, a ridosso dal nuovo appuntamento della Fondazione italiana per la ricerca sul cancro, che dopo la tappa al Quirinale torna in piazza ed entra anche nelle scuole con i cioccolatini della ricerca. Ultimo evento del sessantesimo anniversario e occasione imperdibile per fare in modo che le storie di chi ce l'ha fatta diventino sempre di più.

Sopravvissuta

«So che la mia storia può servire a tante famiglie che oggi affrontano ciò che ha vissuto la mia. Spero possa portare un po' di luce e speranza a chi vede tutto nero». C'è la forza e la consapevolezza della malattia sconfitta, nella voce e nel racconto di Giovanna, vent'anni, nuorese, iscritta al secondo anno di Scienze Politiche. La forza di chi ha sconfitto il cancro e scoperto il gusto più amaro della vita in un'età in cui si è forse troppo piccoli per capire ma probabilmente più forti per non pensare al peggio. «Ho iniziato a star male in prima elementare. Avevo sei anni ma ero sempre triste, stanca, con un colorito grigiastro. All'inizio i medici non capirono, parlarono prima di una cistite poi si arrivò alla diagnosi: leucemia linfoblastica acuta, in una forma per quei tempi molto rara. Il giorno dopo mamma e papà mi portarono al Microcitemico». Era il 2012, la chemio e le cure non danno i risultati sperati. I suoi genitori non si rassegnano: continuano a lottare e a cercar risposte. «Mamma scoprì grazie al sito dell'Airc che erano in corso alcune terapie sperimentali. Si mise in contatto con il professor Locatelli del Bambin Gesù, si prese a cuore il nostro caso. Iniziai le cure e poi mi sottoposero a trapianto di midollo che mi donò mia sorella Sofia, risultata compatibile al cento per cento. L'anno dopo, nel 2013, sono ufficialmente guarita e poco per volta mi sono ripresa la vita messa in pausa dal cancro». Dodici anni dopo è la testimonianza vivente che la ricerca è la cura, anche per il cancro.

Speranza

Quella ricerca che riporta all'Airc, principale organizzazione non profit per la ricerca oncologica indipendente in Italia, e ai sei decenni in prima linea nel rendere le patologie oncologiche più curabili. Anche grazie alla vendita dei cioccolatini, che domani vedrà impegnati migliaia di volontari in centotrenta comuni sardi, con oltre centottanta piazze, quindici scuole e diciotto plessi, dove con una piccola donazione si potrà contribuire a sposare la nobile causa di chi quotidianamente si prodiga nel cercare risposte concrete per far correre la medicina più veloce della malattia che ancora spaventa e porta a 390mila e cento nuovi casi ogni anno. Con la percentuale d'incidenza più alta del tumore al seno, seguita da quello al colon-retto e al polmone. Altra ragione per sostenere la fondazione Airc, così come ha deciso di fare anche il mondo del calcio. Con la serie A che da oggi a domenica inviterà tifosi e appassionati a sostenere il lavoro dei ricercatori. E poi sarà la volta degli Azzurri, a fianco di Airc nelle sfide con Moldavia e Norvegia per accedere ai Mondiali. E nella partita della vita, fuori campo, contro il cancro.

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