Energia

Fotovoltaico sardo, l’agricoltura perderà altri 100mila ettari 

«I progetti si moltiplicheranno anche grazie al vuoto normativo» 

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La Sardegna si ribella. Non solo di 4.500 pale eoliche on e off shore date per certe a terra e in mare dopo l’ondata di progetti presentati dai signori del vento, agevolati da un vuoto normativo quasi totale, ma anche centinaia di migliaia di pannelli fotovoltaici. In pochi anni, se i tutti i progetti presentati dovessero essere accolti (e che tra l’altro potrebbero moltiplicarsi in breve tempo), molti terreni agricoli dell’Isola potrebbero essere ricoperti di silicio: centomila ettari così, senza batter ciglio.

La situazione

Questo accade mentre la moratoria è stata cassata e la Legge aree idonee (già ampiamente depotenziata da Tar e Consiglio di Stato) attende il pronunciamento della Consulta. La Pratobello è invece nascosta in un cassetto in Consiglio regionale, invocata da tutti ma, di fatto, sostenuta soltanto dai Comitati. «La Radice "cass" quando si parla di leggi regionali è, in questi ultimi tempi, fortemente radicata nella politica regionale e l'atteggiamento di quella nazionale ha ridato vigore a scelte di stampo colonialistico nei confronti della nostra Terra», dice Davide Fadda, portavoce del Presidio del Popolo Sardo, che alla vigilia di Ferragosto ha organizzato una veglia per richiamare l’attenzione proprio sullo scempio in atto, causato dall’eolico. «Solo una corale e attiva presa di coscienza collettiva potrà scongiurare il disegno "Draghiano" di trasformarci in una ciabatta energetica militarizzata, a beneficio di lobby e profittatori e a tutto discapito dei suoi abitanti». Durante la veglia ferragostana a Torre dei Corsari, dai vari interventi dei partecipanti, sono emersi i numeri di una sorta di strage legata ai territori che hanno ceduto alle sirene del fotovoltaico: 1.600 ettari solo nel Comune di Guspini, 3.800 solo a Sassari, come ha denunciato giovedì, alla vigilia della Faradda, il comitato Pro Sa Nurra al sindaco Mascia.

Il blitz

«I progetti realizzati sono quelli nelle aree industriali, che hanno seguito l’iter delle cosiddette zone di accelerazione. Soprattutto nelle zone pianeggianti sono previsti nuovi progetti», prosegue Fadda. «Si parla, entro il 31 agosto, di 147 nuove aree di accelerazione per 11.382 ettari, dove realizzare impianti rinnovabili sarà più rapido e con controlli meno pressanti». Sarà, insomma, un nuovo blitz degli speculatori, che accredita ancor di più la fondatezza dei timori secondo cui il fotovoltaico e l’agrivoltaico, che crescono a dismisura con il trascorrere dei mesi, possano distruggere le colture migliori e condannino definitivamente a morte alcune zone dell’Isola già provate da decenni. Basti vedere gli insediamenti nella Piana di Ottana e a ridosso della Carlo Felice. Ma anche quelli nei paesi più sperduti dell’interno della Sardegna. Oppure, sempre a Saccargia, dove un magnate ucraino vorrebbe realizzare 400 ettari di pannelli. A proposito: a fine luglio era a Cagliari con il suo yacht ma è ripartito dopo pochi giorni. «Non ci siamo mai fermati e non lo faremo certo adesso», chiudono gli attivisti, «perché l'unica festività irrinunciabile sarà la rinascita della Sardegna».

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