«Solo chi non conosce questo pezzo di Cagliari può partorire un’idea così assurda». La città da proteggere è una porzione da trentasette ettari che domina il Golfo a centotrentasei metri sul livello del mare, imboccata la prima a destra lungo viale Calamosca. Lì Difesa servizi, la spa pubblica che fa capo al ministero, vuole dare forma al business del fotovoltaico cedendo ai privati un’ex area della Marina militare. Sul lato mare, il faro di Sant’Elia; dall’altra parte il fortino di Sant’Ignazio. Ieri la nuova protesta. Un’altra opposizione al progetto che ha l’abito buono delle rinnovabili, ma nella pratica è «speculazione di Stato, possibile perché nessuna legge tutela la Sardegna dall’assalto».
Il ritrovo
In piazza San Bartolomeo, sotto il colle di Sant’Elia, dalle 10 il puzzle dell’opposizione al solare comincia a prendere forma. Sventolano le bandiere dei Quattro Mori. I rappresentanti dei comitati si mischiano ai liberi cittadini. Assunta Biscu, ottanta primavere portate benissimo, è arrivata da Orgosolo. Un’estate fa ha firmato per la Pratobello 24, lei che nel 1969 aveva ventiquattro anni e nell’omonima piana nuorese contribuì a fermare il poligono di tiro targato Esercito italiano. «La Sardegna resterà bella se la difendiamo», ricorda a chi la ascolta. Ieri la donna, insieme all’amica Salvatora Pinna, di 68 anni, ha preso il pullman all’alba per opporsi al progetto sul mare di Cagliari. «Se ci dividiamo – dicono le due – hanno vinto loro: facciamo un appello all’unità, non possono rubarci la terra».
Le carte
È stato pubblicato il 4 giugno il «disciplinare di gara, procedura aperta per la valorizzazione di sedimi militari», in cui «installare impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili». Le offerte vanno presentate entro il prossimo 15 ottobre. La concessione verrebbe rilasciata per venticinque anni. «Siamo contente che il sindaco Zedda abbia espresso contrarietà al progetto», sottolineano le cugine Carta, Giuseppina di 66 anni e Francesca di 72, arrivate da Ussana. «Seguiamo il maggior numero di manifestazioni, difendere la nostra Isola dalla speculazione è un dovere civico. Anche se con il nostro Statuto speciale basterebbe una legge per proteggere la Sardegna». A Cagliari si protesta; a Roma, sede della spa, hanno invece confezionato al centesimo i conti del business. La cessione dei terreni a Sant’Elia ha un valore di 26.940.856,25 euro. E considerando che questo bando denominato “Energia 5” spazia dal Friuli alla Sicilia, la spa ha l’obiettivo di mettere in cassa 768.178.468,75 euro, è scritto nelle carte.
Le voci
Ci sono molte donne in piazza. Con la maglietta rossa del “Presidio permanente popolo sardo” ecco Rosanella Murgia, 80 anni. «Io alle rinnovabili sono contraria. Questo utilizzo estensivo di pannelli e pale porterà a una devastazione ambientale senza precedenti. I primi si faticherà a smaltirli, a parte che le batterie al litio possono inquinare le falde acquifere; le seconde disturbano la fauna, sia sulla terra che a mare nei parchi off shore. Per questo sono in piazza». Sventolano le bandiere dei Quattro Mori. «Ormai chi progetta sulla pelle dei sardi non bada a condizioni estetiche e identitarie», sottolinea Carlo Uccheddu, 85 anni, insegnante in pensione. L’avvocato Michele Zuddas, sostenitore della Pratobello, ricorda: «Non ci stanchiamo di ripetere che noi ci opponiamo alla trasformazione della Sardegna in una mega zona industriale, a parte che la Regione avrebbe dovuto rivendicare da tempo l’area demaniale interessata al progetto». Agostino Atzeni è il portavoce del comitato “No Tyrrhenian link”. «Chi ci governa continua a non capire che il danno di questi finti progetti verdi è infinitamente maggiore dei benefici».
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