Regione

Finanziaria 2026,  pochissime risorse  e già impegnate 

Cento milioni “liberi” ma destinati alla sanità Polemica sui trenta vincolati per gli aeroporti 

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Giorgetti convocherà Todde e Meloni, assicurano fonti della maggioranza, ma solo dopo che avrà risolto le grane legate alla Manovra nazionale. Quindi, presumibilmente, dopo la bollinatura della bozza da parte della Regioneria e prima della consegna in Parlamento. A novembre, insomma. Per la Regione è fondamentale raggiungere un accordo sulla vertenza entrate al più presto, in caso contrario la manovra – quella sarda – si limiterà alle spese correnti, senza poter prevedere risorse nuove per investimenti. Se la Finanziaria 2026 avrà un valore di oltre dieci miliardi di euro, la massa manovrabile – cioè la quota di bilancio svincolata e utilizzabile per nuove politiche – ammonta ad appena cento milioni, peraltro già destinati a coprire l’aumento del fondo sanitario regionale in adeguamento dell’incremento del fondo nazionale. Così, allo stato attuale, non è possibile prevedere nemmeno un euro per rispondere alle richieste dei territori spesso veicolate direttamente dai rappresentanti in Consiglio regionale e dagli stessi assessori.

Una situazione preoccupante, ma fino a un certo punto. Subito dopo il vertice di maggioranza di due giorni fa, Alessandra Todde è apparsa serena. Come se la soluzione fosse a portata di mano. La governatrice, d’altra parte, ha un ottimo rapporto con il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti dai tempi del Governo Draghi, da quando cioè il leghista era alla guida dello Sviluppo economico e Todde viceministra. Ma cosa si aspetta di ottenere la Regione? Il credito vantato dalla Sardegna è di 1,7 miliardi di euro. Parliamo di mancati trasferimenti statali delle quote di compartecipazione ai tributi erariali: trecento milioni di euro all’anno che alla fine si sono più che quintuplicati. Un affare finito anche davanti ai giudici, con la prima udienza fissata in tribunale a Cagliari per fine dicembre. Ma l’obiettivo di tutti è arrivare a un’intesa prima. Che sarà ovviamente al ribasso, ma tale da garantire alla Sardegna una buona parte del miliardo e settecento milioni. Una cifra che consentirebbe, in ogni caso, di approntare una Finanziaria più ambiziosa.

Le richieste

Ma la presidente e l’assessore al Bilancio Giuseppe Meloni non si limiteranno a questo. Cercheranno di chiudere un accordo generale, che comprenda l’aggiornamento dei tetti di spesa e la questione insularità. E per la verità hanno già trasmesso al ministro un documento dove si parla della la revisione dei tetti di spesa del 2009, ormai superati e non più adeguati alla realtà economica della Sardegna». La partita dell’Insularità – che la Regione chiederà di mettere al centro del tavolo – è molto importante. Attualmente lo Stato corrisponde cento milioni di euro a titolo di acconto, ma la Regione chiederà di più, in attesa di un accordo che contempli anche le infrastrutture. Perché, spiega un esponente del Campo largo, «se i siciliani hanno il ponte sullo Stretto, allora noi vogliamo altre cose». Lo Stato, per esempio, potrebbe decidere di costruire la linea ferroviaria (con raddoppio) là dove manca.

Ora si attende il primo via libera della manovra in Giunta, poi il testo sarà trasmesso alla commissione Bilancio del Consiglio regionale dove saranno programmate tutte le audizioni dei portatori d’interesse.

Trenta milioni

Intanto, rispetto a una manovra che si preannuncia povera, le opposizioni non rinunciano a ricordare che trenta milioni di euro sono stati blindati per la fusione degli aeroporti. «Devono essere spostati e destinati a vere emergenze della Sardegna», ha detto ieri il capogruppo dei Riformatori Umberto Ticca.

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